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Bruno Ganz, una vita tra cinema e teatro

Si è spento il 16 febbraio uno dei più grandi attori della sua generazione, Bruno Ganz. Il suo volto ha dato vita a personaggi passati alla storia che lo hanno reso celebre nel mondo.

Bruno Ganz, l’angelo de Il cielo sopra Berlino

Nato da padre svizzero e madre italiana, Bruno Ganz, nasce a Zurigo il 22 marzo del 1941. Si avvicina al cinema nel 1960 debuttando nel film Der Herr mit der schwarzen Melone, un lavoro che lo fa notare positivamente dall’attore Gustav Knuth. Apre poi una parentesi teatrale fondando insieme al regista Peter Stein e all’attrice Edith Clevere, la compagnia teatrale berlinese di ispirazione brechtiana Schaubühne am Halleschen Ufer.

Il Cielo sopra Berlino

Ma il suo posto è al cinema dal quale fa ritorno nel 1975.

Una serie di ruoli ben scelti lo portano alla fama e alla notorietà: prima nel film L’amico americano del 1977 diretto dal regista tedesco Wim Wenders, e l’anno dopo nei panni dell’immobiliare Jonathan Harker nella famosa pellicola Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog.

L’anno della svolta è il 1987 con il film che lo ha reso celebre nel mondo, era lui l’angelo Damiel de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders che è valso al regista il premio per la miglior regia al 40° Festival di Cannes.

Si avvicina alla televisione con la miniserie Il grande Fausto, che riprende la vita del campione del ciclismo Fausto Coppi. Qui Ganz interpretò il massaggiatore non vedente Biagio Cavanna a cui Coppi ha dovuto la sua intera carriera.

Nel 2000 viene premiato con il David di Donatello come miglior attore protagonista per la sua performance nel film Pane e tulipani di Silvio Soldini, vincitore di numerosi riconoscimenti.

Non ha mai dimenticato il teatro che lo ha visto interprete nel Prometeo incatenato di Eschilo nel 1987 e in alcune opere di Bertolt Brecht. Si ricorda tra le più celebri quella del Faust goethiano nella riproduzione di Peter Stein nel 2000 ad Hannover durante l’EXPO.

La caduta

Forse il ruolo che più ha lasciato il segno visivo sul grande schermo, e a cui ricolleghiamo il suo volto, è quello di Adolf Hitler nel film La caduta di Oliver Hirschbiegel. Un ruolo che lo porta agli Oscar con la nomination a miglior attore.

Su altre note invece si sviluppa la sua interpretazione di Tiziano Terzani nel film La fine è il mio inizio, tratto dall’omonimo libro dello scrittore e giornalista fiorentino.

Dei suoi ultimi lavori ricordiamo In ordine di sparizione diretto da Hans Petter Moland che lo porta al festival di Berlino. Heidi (2015) di Alain Gsponer, The Party (2017) di Sally Potter e ultimissimo, atteso nei cinema italiani il 28 febbraio, è La casa di Jack (The House That Jack Built) diretto da Lars von Trier con Matt Dillon, presentato fuori concorso a Cannes nel 2018.

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