Sembra solo una foto ricordo uscita da un album di famiglia di un italiano qualunque che ha fatto, come tutti quelli della sua età, il servizio militare di leva obbligatorio. Sembra una foto ricordo e tutto sommato lo è, l’ho scelta perché casualmente, tra quei ragazzi ci sono anch’io e l’avevo da allora nel cassetto. È un ricordo, ma anche un momento istituzionale pubblico che riguarda lo Stato visto che si tratta della conclusione del 90° corso Allievi Ufficiali di Complemento di Artiglieria Contraerea di Sabaudia.
Guardateli bene, sono i ragazzi degli anni ’70. Alti o bassi, bruni o biondi sono i rappresentanti di tutta l’Italia dalle grandi città ai piccoli paesi sconosciuti, quelli che devi chiedere: scusa dove sta? Tutta l’Italia in posa.
Ecco perché la sto commentando per voi. Non l’avrei mai fatto se non fosse successo che, dopo 40 anni da quel giorno, qualcuno si fosse incaponito a ricercare tutti, uno per uno, e vedere che fine avessero fatto. Così sono cominciati ad arrivare messaggi, telefonate, fotografie di anziani signori con la propria famiglia, storie professionali diverse, esperienze di vita. La forza della informatica diffusa. La burocrazia e l’ordinamento prevede sacrifici sull’altare della razionalità e di conseguenza l’immagine che voi vedete è diventata un foglio di calcolo con i dati, gli indirizzi, i telefoni di ciascuno di noi.
A questo punto è necessario che io mi occupi del lettore che leggendo queste cose, a ragione, si starà chiedendo: scusa, ma a me che me ne importa? Sono fatti tuoi, perché importuni la rivista con cose assolutamente private e personali? Perché private non sono e vi dimostrerò tra poco cosa si possa scoprire sfogliando una lista di nomi ai quali non si riesce nemmeno più ad associare un volto per tanto tempo che è passato.
Primo, basta scorrere la lista dei luoghi di residenza e si scopre che più o meno ciascuno vive oggi, li dove viveva allora. I siciliani in Sicilia, i piemontesi in Piemonte, i veneti in Veneto. Si perché i ragazzi degli anni ’70 avevano ancora il piacere di scegliersi un lavoro sulla base del proprio talento, delle proprie capacità, delle proprie inclinazioni. Qualcuno è partito, si è formato, è tornato, qualcuno non si è mai mosso, solo perché lo ha scelto. Caro lettore, se io confrontassi quei ragazzi con quello che sono diventati oggi il tema sarebbe solo privato ed avresti ragione, ma se confrontiamo tutto questo con un ipotetico gruppo di ragazzi di oggi, identici per cultura, identici per vocazione, identici per talento, scopriremo che non hanno le stesse opportunità e la gioia diventa tristezza.
Sono passati solo 40 anni, i messaggi si mandavano per lettera attaccando un francobollo e le risposte arrivavano una settimana dopo con lo stesso mezzo. I telefoni c’erano già, ma si faceva la fila con i gettoni in tasca o si pagavano gli scatti che sarebbero poi una specie di ricaricabile ex post. Ma quei ragazzi sapevano di avere un futuro. Cominciavano a costruire la loro vita di adulti dal giorno dopo quella fotografia. Avevamo tutti frequentato la scuola dai primi anni dell’obbligo, una scuola fondata sulla costruzione di saperi che ha avuto il merito di rompere la rigidità di una struttura sociale ereditaria consentendo a tutti una mobilità sociale che oggi non c’è più. Credetemi, quella foto non mi fa pensare alla gioventù perduta, mi fa pensare al futuro che avevamo in mano e che oggi i nostri ragazzi non hanno più, divorato dall’ingordigia dilaniante di chi ha proposto la vita come un intrattenimento continuo per poi lasciarli soli. Che tristezza!
Ciascuno ha sua indole diceva Eraclito: l’indole è per l’’uomo il suo demone. Il demone nella tradizione greca era un po’ il contrario di quello che poi diventa nella tradizione cristiana: il diavolo. Era il talento, quello per cui si era portati, aveva lo stesso significato che ancora diamo in italiano alla frase: quel ragazzo ha il demone della danza. Quei ragazzi degli anni ’70 lo sapevano; che avessero studiato Eraclito o no, lo sapevano e vivevano sapendo bene che seguendo il proprio demone avrebbero potuto raggiungere l’eudaimonia, ossia la felicità, che non risiede nel raggiungimento degli oggetti del desiderio, ma nella realizzazione di sé. Poi gli ingordi hanno proposto un paese dei balocchi, dove non esistono le scuole e dove non si studia, come accadde a Pinocchio, con la differenza che nel romanzo di Collodi, Lucignolo fa una brutta fine, non va al potere e il gatto e la volpe non finiscono in Parlamento.
La letteratura di Carlo Collodi proponeva un modello di vita a misura di una società in evoluzione, costruita per la crescita, diremmo oggi, anche se opposto al volere della maggioranza dei ragazzi che a scuola non ci volevano andare. Oggi lo stato fa il contrario, asseconda chi non vuole la scuola distruggendo il sistema dei valori dell’istruzione e facendo passare il tutto per una riforma progressista. Assecondare il pubblico, misurare l’audience, la scuola come la televisione, un grande fornitore di intrattenimento per tutti. Al primo posto ci sono i gusti del pubblico, assecondali e avrai voti anche se distruggerai il futuro. Quindi? Evviva il paese dei balocchi! Prima di tutto giocare e divertirsi, questo il valore supremo, intrattenere, ingannare il tempo, senza sforzo e senza fatica, questa la scelta di fondo, riempire i vuoti senza pensieri, sforzi o fatiche, usando altri vuoti. La cultura? noiosa e faticosa? basta banalizzarla creando ad hoc correnti di pensiero per cui “tutto è cultura” e allora? Venite nel paese del balocchi, cliccate qui e vi apriremo le porte. Via con la sagra della zeppola al posto di Shakespeare dall’incomprensibile intreccio di passioni; via con gli oroscopi scientifici equiparati alle equazioni di Keplero (in democrazia siamo tutti uguali); via anche alle leggi che si oppongono alla giustizia alla faccia dei miti greci che ci hanno insegnato il contrario. Vi ricordate di Antigone, voleva seppellire il fratello morto fuori delle mura di Tebe infrangendo la legge che Creonte aveva emanato affinché non si desse sepoltura ai traditori. Una legge dell’uomo contro una legge divina. Sofocle usa questo mito per ricordarci che ogni legge deve scrivere un percorso di giustizia. Nessuna regola scritta dall’uomo può violare i valori di civiltà. “Le tue regole, dice Antigone a Creonte, non possono violare le regole sovrane che non furono mai scritte perché esistono da sempre.” Chi pensa che questi miti siano passati e inutili guardi in faccia gli uomini, le donne, i bambini che chiedono asilo naufraghi della nostra ingordigia, pensi ai valori, alla forza, alla tradizione, alla cultura che abbiamo generato e che rischiamo di buttare a mare per sempre senza poterla passare alle nuove generazioni.
Con questi sentimenti nella mente stasera riguardavo i miei compagni d’arme, i ragazzi degli anni ’70. Così è successo che mi è tornata la forza di voler lottare nella speranza che una immagine come questa e una serie di vite come le nostre possa continuare ad esistere anche domani. Mi è tornata quella che Aristotele chiamava energheia, un bilanciamento tra forza e saggezza che consente di mettere in atto una idea. Forse sono sgangherato come sempre, ma mi piacerebbe poter contribuire a costruire coscienze e pensiero critico, a diffondere il pensiero ed il metodo della scienza , che diventi patrimonio comune della società.
La scienza insegna che la vita si misura sapendo che il metro usato può cambiare per merito di un’altra scoperta. La scienza non cerca vittorie, ma conoscenza. Questo non darebbe scampo né al gatto né alla volpe, ridurrebbe il campo dei miracoli ad uno dei beni confiscati alla mafia e destinati ad uso pubblico. L’idea di Collodi sarebbe ancora attuale. Significa costruire un uomo nuovo, trasformare il burattino in persona. L’uomo che si confronta con la verità non sfugge al voto il giorno delle elezioni e rivolge il suo consenso a chi sia in grado di convincerlo con argomentazioni razionali e fatti comprovati. Io ci sto, ho solo paura che molti di quelli che a parole dicono di volerle combattere siano come il gatto e la volpe, ma in cerca di un finale diverso. Mi piacerebbe che tutti i ragazzi del 90° ritratti con me nella foto, magari in pensione, (sapete ragazzi di oggi cosa è la pensione?), anziani, nonni, potessero da quella foto gridare ai ventenni come loro: “riprendetevi da soli quello che vi spetta, il pensiero, la letteratura, la scienza e l’arte del nostro continente sono un serbatoio inesauribile di spunti per la vita intera. Distruggetelo voi il paese dei balocchi, costruite voi la nuova favola Italiana e vedrete che una bella mattina le stanze della politica saranno semivuote. Si saranno svegliati in molti con le orecchie d’asino. Quello sarà il momento di riempirle di nuovo di cultura e di una antica e solida identità Europea”. Tranquilli! Nessun politico è mai vissuto tanto quanto l’Antigone.
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