La prima giornata della terza stagione del Civita Cinema 2019 parte con il botto con l’ospite Giovanni Veronesi che ha ammaliato e divertito la platea con il suo accento toscano e con storie, aneddoti e spunti di riflessioni. Il piazzale Biondini di Bagnoregio ha ospitato un pubblico numeroso che ha assistito all’intervento del regista di successo di film come Che sarà di noi e Manuale d’Amore, nonché storico sceneggiatore di Pieraccioni.
Ad accoglierlo sul palco, insieme ai direttori artistici del Festival Vaniel Maestosi e Glauco Almonte, il sindaco di Bagnoregio Luca Profili. “Il cinema fa parte della storia di questo territorio. Sono passati per Bagnoregio Fellini, Totò e Sordi; vogliamo continuare a portare i grandi di questo linguaggio espressivo così potente. In questi giorni Civita, grazie a ‘Puoi baciare lo sposo’ è nelle sale cinematografiche della Cina. Il cinema è strumento formidabile di promozione e ne siamo pienamente consapevoli”, le parole del primo cittadino.
Dopo aver ricevuto dall’assessore Elena Gentile il premio Civita Cinema, Veronesi ha iniziato a raccontarsi. Dall’amicizia profonda che lo lega a Francesco Nuti e Pieraccioni a quel mese incredibile che ha visto sempre presente a casa il mito Robert De Niro, durante le riprese di Manuale d’amore.
Tra una risata e l’altra, il regista ha anche affrontato temi importanti come quello del rispetto dell’ambiente e di quanti disastri sono stati fatti dalle generazioni oggi adulte, condividendo con il pubblico anche la sua preoccupazione per il continuo migrare di giovani all’estero in cerca di lavoro, sfiduciati dalle possibilità che il Bel Paese ha da offrire loro. Arriva così al tema cardine del suo film Non è un paese per giovani, proiettato nella notte di piazzale Biondini. “Le nuove generazioni non si sognerebbero mai di gettare le cicche delle sigarette a terra o le bottiglie di plastica in mare. Chi è venuto prima l’ha fatto senza preoccuparsi di nulla. Eppure ogni anno, secondo le statistiche, l’Italia perde 120mila ragazzi. Non torneranno e a breve saremo una società con un buco generazionale: mancheranno i trentenni”. Queste le parole di Veronesi.
Ad aprire la giornata di giovedì 27 giugno, sono stati i due documentari Amaranto di Emanuela Moroni, Manuela Cannone e DentroFuori di Roberto Orazi, in concorso al Festival. Due racconti con due punti di vista diversi sull’essere umano, sulla sua condizione e sull’importanza delle scelte.
Il programma continua con altri 3 giorni ricchi di eventi:
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