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Dodgers vs Angels: una partita di baseball americano vista con i miei occhi da turista

Com’è assistere ad una partita di baseball americano, senza sapere niente riguardo al gioco o alle squadre? Un’esperienza coinvolgente!

Mangiare junk food di qualsiasi tipo, bere birra e bibite gassate, lasciarsi trasportare dalle musichette d’organo suonate nei punti chiave del gioco, fare amicizia con persone sconosciute sedute vicino a te, intonare canti a squarciagola in ogni momento, scattare in piedi al momento giusto per creare l’onda perfetta; poi all’improvviso esultare per una palla fuori campo, urlare per un home run riuscito, o tirare sospiri delusi quando l’arbitro grida un “out” per la tua squadra! Tutto questo è una partita di baseball americano!

Dodgers vs Angels. Photo credit: Marida Musicanese

Non sono un’esperta di baseball, le uniche informazioni che avevo al riguardo provenivano dal film Ragazze vincenti del 1992, la storia romanzata degli inizi della All-American Girls Professional Baseball League, il campionato di baseball femminile che si giocò dal 1943 al 1954. Ero però curiosa di assistere ad una partita, pronta a sperimentare in prima persona tutto ciò che gira intorno ad un evento simile. Così mi sono ritrovata nel pieno tumulto di fomento losangelino in occasione del derby Dodgers vs Angels, le due squadre della città di Los Angeles che si sono sfidate nel mastodontico stadio dei Dodgers lo scorso 15 luglio 2018.

Il baseball non è un gioco facile, ci sono sottili e intricati meccanismi manovrati da regole precise che lo rendono complicato agli occhi di una profana come me, ma una volta capito il ritmo è facile entrare nello spirito e intonare “Let’s go Dodgers” come se fosse da sempre la tua squadra del cuore.

Coloro che si recano alla partita, o per lo meno la maggior parte di loro, sembrano interessati solo relativamente al gioco in sé. Tutto ciò che circonda l’evento esercita una maggiore attrazione, e solo ogni tanto ci siede per aggiornarsi sui risultati di una partita che, se tutto va come deve andare, dura più di 3 ore, durante le quali per nove inning le due squadre si alternano nella fase di attacco e di difesa.

Ci sono punti ristoro sparsi ovunque che offrono tipici cibi da stadio americani pieni di tutto ciò che non è sano su questa Terra. Cappelli strabordanti di nachos conditi con carne macinata e chili di formaggio fuso, hot dog colmi si salse colanti, cipolla e cetriolini; patatine fritte all’aglio per rimanere sul leggero; e gelati e sorbetti lanciati come bombe a mano sugli spalti dai venditori.

Stands ad ogni angolo che vendono merchandising dei Dodgers (in questo caso visto che giocavano in casa), a prezzi esorbitanti che però non fermano i fan accaniti (e non) dal comprare magliette, cappelli, felpe e quant’altro pur di sfilare orgogliosi tra la folla, attrezzati con la giusta armatura.

Allo stadio di baseball non ci sono sezioni che dividono i tifosi, ma si assiste ad un mescolarsi di colori dove amici condividono insieme la partita pur essendo di squadre diverse, dove prima esulta uno e poi l’altro.

Il baseball americano è tutto questo, una giornata da passare all’aria aperta, mangiare schifezze tutto il giorno, divertirsi con gli amici, comprare gadget, e all’occorrenza buttare un occhio alla partita per non perdersi grandi giocate ed esultare tutti insieme.

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