E’ una danza che profuma di scambio, interculturalità, condivisione e contaminazione quella di GDO, il Gruppo Danza Oggi di Patrizia Salvatori: 45 anni di storia e fin dal 1987 una forte spinta all’internazionalizzazione hanno permesso a questo progetto di restare sempre ancorato al moderno, di guardare ai nuovi linguaggi e di creare sempre qualcosa di nuovo e vivo, come lo spettacolo Beauty in the Beauty – Paesaggi Radici Comunità in scena al teatro Furio Camillo il 4 e il 5 febbraio. Dell’importanza dello scambio culturale e della contaminazione, ma anche di molto altro, abbiamo parlato con Patrizia Salvatori, fondatrice e direttore artistico del Gruppo.
Assolutamente si, per avere rispetto dell’ambiente occorre imparare a percepire la bellezza che a volte passa accanto e non la si vede e l’arte e’ una grande maestra.
L’archeo-danza e’ un format che e’ nato proprio da questo… quella percezione e’ piu’ di pelle se ad esprimerla e’ un essere umano che la interpreta, così ad Expo Dubai per i pizzi al tombolo il corpetto indossato dall’artista ha acquistato una vita e regalato una emozione incredibile.
L’urban e’ un bisogno, una esigenza, non hai nulla ma hai te stesso, la tua forza, il tuo corpo, le sfide che fai con gli altri sono quelle con te stesso, la vita, il mondo e sai che non puoi vincere se non perche’ sei piu’ bravo, il migliore.
L’ urban e’ vero, onesto… una filosofia.
Nasce nelle comunita’ immigrate in America ma la sua strada va vista guardando alla Francia e all’Europa dove compagnie professionali urban circuitano insieme alla grande danza.
Una incredibile domanda che ricorda il telefono a gettone!!!
Si iniziava dal classico e rigorosamente se non eri dotato o smettevi o ti torcevi fino a trovare la quadra…come feci io…il modern esisteva grazie a poche figure che sono ancora le ‘storiche’ ma era come di serie B, si ‘strappava’ tutto perche’ c’era pochissimo, la rete era solo quella dei campi sportivi e si restava abbacinati da qualcosa che non sapevi cosa fosse ma il fuoco ardeva in te, andavi contro tutti genitori compresi che sconsigliavano il percorso se non per la ‘grazia’ femminile.
Io ho avuto tolleranza e supporto che significava non avere il genitore contro ed ho fatto tantissimo da sola, la famosa gavetta che e’ molto formativa per non perdere fiducia e poi si inizia con pazienza a costruire e passano 45 anni…
Grazie di questa domanda perche’ qui e’ il grande significato della mobilita’ e del confronto-incontro, l’arte scambia non colonizza ed il bello e’ proprio nel partire e lasciare le proprie perline riportando lucette.
E’ una emozione immensa leggersi dentro e capire che cosa quanto e dove si e’ conservato quel seme di condivisione che nella laboratorialita’ e’ piu’ riconoscibile e tangibile.
Ogni volta che si parte si torna con l’arricchimento che potrebbe essere un maggiore attaccamento al proprio paese ed alle sue bellezze che trascuriamo perche’ sono li’ a disposizione.
Ed e’ anche la mission che abbiamo come produzione e me come creatore di relazioni, la certezza della ricadute nel paese ospitante e tra tutta la delegazione che si e’ mossa.
Certo noi di arte e ‘made in italy’ ne abbiamo ricchezza inestimabile a partire dal cibo e dalla espressivita’ emozionale e chiunque sogna di poter venire o tornare… sarebbe bello che riuscissimo ad applicare quel sogno che gli altri provano perche’ tuteleremmo di piu’ tanto splendore.
La contaminazione ha davvero senso se senti la tua identita’ forte, altrimenti… puoi sentirti soverchiato, quindi possiamo dire che per noi non c’è mai stato problema anche nelle piu’ complesse situazioni dove direi la lingua non aiuta… l’inglese non basta.
Aiuta di piu lo smartphone con il traduttore ma serve la rete!!!
E ci chiediamo ma come facevamo allora… benissimo! Si acuivano le capacita’ comunicative noi abbiamo le valigie sempre pronte.
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