Il mondo privato di Axel Munthe al MANN: il celebre medico svedese appassionato di archeologia e natura che costruì Villa San Michele a Capri eleggendola sua residenza è raccontato con testimonianze inedite nella mostra “Honesta Voluptas – Il Giardino di Axel Munthe, riportato alla luce da Jordi Mestre”, esposizione curata dalla nipote Katriona Munthe e dall’artista Michele Iodice, nelle sale Farnesi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 19 gennaio al 19 marzo 2023.
Ed è stata proprio Katriona, nipote e custode della memoria di una delle personalità svedesi più rilevanti del ‘900, a voler aprire i suoi archivi di famiglia selezionando 140 fotografie degli inizi del XX secolo, immagini che testimoniano la passione del nonno per il mondo classico e la sua profonda ricerca a Napoli e nel mondo Mediterraneo, del vero senso della Bellezza e della cura dell’Anima.
Il restauro delle immagini è opera del maestro catalano Jordi Mestre, uno dei massimi esperti nel recupero della fotografia degli albori. L’esposizione è quindi anche un viaggio attraverso la tecnica fotografica che scopre la luce e l’ombra, i livelli delle realtà, scavando nel mistero della reazione chimica che sembra far sorgere improvvisamente ombre del passato.
Nell’allestimento anche piante da giardino e due sagome di Munthe e Amedeo Maiuri.
“Abbiamo accolto con entusiasmo il progetto di Katriona Munthe e Michele Iodice e, quindi, con piacere ospitiamo le memorie del celebre medico svedese che tanto amò l’archeologia, la città di Napoli e la cultura mediterranea. Nell’occasione voglio ricordare che già da qualche anno con il sito di Villa San Michele ad Anacapri, ricco di antiche vestigia e importanti rimandi alle collezioni del MANN, è attiva una convenzione per la realizzazione di attività culturali e di promozione”, commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.
“Munthe inseguiva il mito e la magia della ‘Vis medicatrix naturae’, adorava gli animali, ed era consapevole dell’effetto straordinario dello spirito del luogo e l’energia rigenerativa dell’ambiente. Per cui la sua scelta di creare la sua dimora sull’isola di Capri, e la costruzione della stessa casa, con gli scavi che portavano alla luce le sculture, i marmi, i bronzi dell’Impero romano, era una scelta che gli consentiva di abbracciare il fascino e la grazia del mondo antico attraverso l’armonia della bellezza”, spiegano i curatori che portano oggi la sua storia personale in uno dei musei archeologici più celebri al mondo.
Nel percorso espositivo c’è quindi il racconto di un personaggio straordinario, dei suoi studi in Francia, dei suoi maestri di vita. Ed anche di quello che suscitava in lui attrazione e compassione: il mondo più oscuro della povertà così come l’attrazione per l’uomo semplice, per il mare, e per la spiritualità.
Axel Munthe portava a casa anche i ricordi dei suoi viaggi, scalando il Cervino oppure collaborando allo scavo della tomba di Tutankhamon, così come dei suoi successi, delle personalità del mondo della cultura che frequentava. Conservava i biglietti da visita dei personaggi della vita sociale e mondana che venivano a trovarlo. Era anche profondamente riservato, teneva stretto vicino al suo cuore l’intimo riserbo che aveva con i suoi pazienti, documentando il processo delicato della lenta trasformazione, della guarigione qualche volta attraverso la fotografia.
Aprire l’album fotografico di una persona è come inserirsi nella sua vita privata: ecco Axel Munthe, arrivato 24enne a Napoli nel 1881, che per sottolineare l’occasione si fa ritrarre dai “Fratelli de Luca” nel loro studio fotografico di gran moda, luogo di scambi culturali.
I De Luca erano specializzati in fotografie degli scavi di Pompei e di Ercolano e proponevano così, ai pellegrini del nuovo Grand Tour, un ricordo materiale della loro visita. Axel Munthe qui conobbe l’archeologo Amedeo Maiuri, con il quale nacque un importante rapporto. Basti ricordare che a Maiuri, anche lui molto legato a Capri, furono commissionati da Munthe gli scavi di Villa Damecutanel nel 1937.
La formazione medica di Munthe a Montpellier e, a Parigi, in neurologia, si collega alle foto dei suoi “insegnanti – mitici”, insieme all’utile biblioteca in diverse lingue, dove le frasi che egli sottolinea e le pagine che segna testimoniano la sua crescente passione per una medicina diversa, inusuale, più umana. Un talento psicologico, la compassione e il carisma personale lo aiuteranno presto a distinguersi nel combattere sull’isola una epidemia di tifo ed intervenendo nel dopo terremoto ad Ischia. “Un impegno che verrà riconosciuto dalle autorità– ricordano i curatori – con onorificenze. Ma forse più importante per lui fu stabilire un autentico rapporto d’affetto e di fiducia con la popolazione dell’isola di Capri. È la semplicità che apprezza, l’aiuto delle bellissime ragazze di Anacapri, i suoi animali che adora, la famiglia dei suoi domestici e gli operai-artisti con cui lavora manualmente ogni giorno”.
Racconterà nei suoi scritti (articoli che invia ad un giornale di Stoccolma) del colera a Napoli, dove spavaldo ed incosciente si lancia alla scoperta del morbo, per poi arrendersi a comprendere la miseria, la fede, la solidarietà e il dolore della povera gente che davvero imparava ad assistere, mentre, ascoltando, condivideva le loro le emozioni e la loro profonda conoscenza della vita.
In parallelo la vita di Axel si svolgeva anche altrove, frequentando gli artisti della colonia svedese a Parigi, insieme a sua sorella, la pittrice Anna Munthe.
Prince Eugen, grandissimo paesaggista, lo introduce alla famiglia reale svedese, per la quale offrirà i suoi servizi come medico. Foto degli amici ritratti dell’Atelier di Corte “Lars Larsson” cominceranno ad accumularsi sulla sua scrivania, insieme a quelle della cognata di Eugen, Victoria von Baden, futura Regina di Svezia. Il suo mondo si allarga ed include nuove amicizie prussiane, ritratti realizzati nell’atelier fotografico “Ungmann a Mülhausen”. Preso da un impeto ambizioso, deciderà di scalare le montagne (il Matternorn ed il Montebianco) con il suo cane, riportando dalla spedizione pericolosa qualche foto ricordo e le dita congelate di un piede, che verranno amputate. Orgoglioso, cambierà la sua nazionalità svedese per quella inglese (“Civis Britannicus sum”) pur di partecipare come medico sul fronte nella Prima Guerra mondiale. L’unico momento in cui, volentieri, si fece lui stesso fotografare in uniforme.
In collezione sono varie le foto della futura Regina Victoria von Baden. Munthe, diventato suo medico personale, viaggerà sempre più spesso insieme alla sua paziente in Europa, mentre manterrà allo stesso tempo uno studio medico a Roma, in Piazza di Spagna.
Nel 1891, dopo una visita al nuovo zoo e la passeggiata nel giardino archeologico del Cairo, lo studio “Maison Stromeyer & Heyman”, fotografo egiziano di corte, accoglie Axel Munthe e la principessa Victoria. Sarà il primo scatto prezioso della sua paziente più amata. Diventeranno ambedue appassionati delle collezioni di antichità egizie, al punto che Axel verrà inviato nel 1922 dalla famiglia reale svedese, in incognito, ad assistere all’apertura della tomba di Tutankhamon, per raccontar loro degli scavi sensazionali e degli scopritori Howard Carter e Lord Carnarvon.
Axel e Victoria viaggeranno anche a Venezia, ma sempre più spesso torneranno all’isola di Capri per godere in privato della bellezza del Mediterraneo.
Capri, per Axel Munthe, rimane il luogo prescelto per la cura dei suoi pazienti.
Personalità importanti e sconosciuti verranno a trovarlo alla sua Villa San Michele, perché il medico, insieme al ‘Genius loci’, potesse alleviare il dolore, ristabilire il loro equilibrio o fargli ritrovare la salute. Alcuni verranno fotografati come la marchesa Casati, Ottoline Morrrell o il primo ministro inglese, sir William Gladstone, e la cantante Emma Calvé, e lasceranno come biglietto da visita il loro ritratto. Altre, come Louise von Baden, moglie di Max cugino della regina Victoria, saranno da Axel Munthe stesso immortalate per documentare il caso clinico.
Il capolavoro letterario di Munthe è “La Storia di San Michele”.
Dal matrimonio (1907) con Hilda Pennington-Mellor, aristocratica inglese, nascono due figli: Peter e Malcolm. Con l’avanzare degli anni Munthe tornerà in Svezia per sostenere il vecchio re Gustavo. Li ritroviamo insieme fotografati mentre passeggiano per i giardini nelle diverse dimore reali. Con rammarico costante (come testimonia nell’intervista accordata a Indro Montanelli) non tornerà più alla sua adorata isola.
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