Lunedì 12 Febbraio si è svolta a Roma, presso la Sala Igea dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, la presentazione del libro di Mario Pacelli e Giorgio Giovannetti: Il colle più alto.
Il libro presenta uno spaccato della storia d’Italia, da Vittorio Emanuele II a Carlo Azeglio Ciampi. Gli uomini, le storie, gli apparati di una delle istituzioni italiane più influenti e meno conosciute.
Alla presentazione del libro era presente Giuliano Amato, che ne ha curato la prefazione. Il Presidente Amato, dopo aver tracciato una breve introduzione al libro, si è soffermato soprattutto sugli aneddoti, dai quali sono quasi sempre punteggiate le vicende istituzionali, ma quasi mai noti ai più. “Chi è attratto dagli interna corporis, curioso di sapere ciò che essi, in quanto tali, sono tenuti a nascondere; chi della storia ama conoscere non solo l’essenziale ma anche l’inessenziale; chi è attratto, insomma, da uno o più di questi piaceri, troverà il libro di Giovannetti e Pacelli godibilissimo”. Poi un accenno alla comunicazione ai tempi dei social: “Oggi sembra che la comunicazione sia sempre più nelle mani di qualunque grafomane che affolla i social network, ma non è così. Se lo strumento, seppur utile, diventerà la rappresentazione semiseria della realtà, allora la sua utilità e la sua attendibilità sarà destinata ad attenuarsi“.
Giorgio Giovannetti ha voluto ringraziare il Prof. Pacelli: “Mi ha istillato il dubbio che la storia spesso sia più complicata di come la si racconta, o di come siamo abituati a studiarla”. Poi un susseguirsi di retroscena, cose non dette, aneddotti.
Su tutti la lettura di uno stralcio ripreso direttamente da un articolo di Ennio Flaiano, che racconta di una cena al Quirinale con Enauidi, a fine cena: “il maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di tutto, eccetto il melone spaccato. E tra quei frutti, delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po’ sorpreso tanta botanica, poi sospirò: “Io – disse “prenderei una pera, ma sono troppo grandi, c’è nessuno che ne vuole dividere una con me?” Tutti avemmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il maggiordomo: era diventato rosso fiamma e forse stava per avere un colpo apoplettico. Durante la sua lunga carriera mai aveva sentito una proposta simile, ad una cena servita da lui, in quelle sale. Tuttavia lo battei di volata: «Io Presidente», dissi alzando una mano per farmi vedere, come a scuola. Il Presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un piatto, e me lo posò davanti come se contenesse la metà della testa di Giovanni il Battista. Un tumulto di disprezzo doveva agitare il suo animo non troppo grande, in quel corpo immenso. «Stai a vedere – pensai – che adesso me la sbuccia, come ai bambini». Non fece nulla, seguitò il suo giro. Ma il salto del trapezio era riuscito e la conversazione riprese più vivace di prima: mentre il maggiordomo, snob come sanno esserlo certi camerieri e i cani da guardia, spariva dietro un paravento. Qui finiscono i miei ricordi sul presidente Einaudi. Non ebbi più occasione di vederlo, qualche anno dopo saliva alla presidenza un altro e il resto è noto. Cominciava per l’Italia la repubblica delle pere indivise”.
Il Prof. Pacelli, vero mattatore della serata, ha deliziato gli intervenuti con “chicche” e curiosità. “Scavando tra gli archivi del Quirinale, ho potuto ricostruire una parte della Storia di questo paese, anche se 3 punti ritengo siano meritevoli di ulteriori approfondimenti:
Tra gli aneddoti più divertenti quelli dell’epoca dei Re d’Italia. In quel tempo era consuetudine per chi seguiva il Re, per chi gli organizzava la giornata o gli hobby personali, divenire parte della Corte. Troviamo così figure stravaganti ed insolite come quella del “Gran Cacciatore”, o del “Gran Scudiero”.
Oppure il racconto dell’arrivo a Roma, al Quirinale, della Regina Margherita. La Regina trovò la dimora talmente tetra da ordinare lavori di ristrutturazione. Principalmente fu rinnovata, con giganteschi lampadari, fatti arrivare da Murano, la sala da ballo. Furono sostituiti tutti i tendaggi ed il mobilio. Poi, quando tutto fu di gradimento della Regina, iniziarono i Grandi Balli, organizzati per attrarre la nobiltà romana, ancora “troppo” papalina. Ma ad una condizione: le donne non potevano entrare al Quirinale con una collana di perle più lunga di quella della Regina. Una sola donna osò trasgredire, la Contessa Florio, presentatasi con una collana di perle lunga fino ai piedi. Non fu mai più invitata!
Chiunque guardi il Quirinale non può fare a meno di soffermare lo sguardo sul “Torrino“, che ospita la bandiera nazionale, quella dell’UE e lo stendardo presidenziale. Ma quanti sanno che all’ultimo piano di quel torrino vi si accedeva solo tramite una strettissima scala? E che fu il Presidente Saragat a farvi costruire un ascensore interno per adibire nella stanza all’ultimo piano la “Sala da Pranzo” più esclusiva di Roma, nel colle più alto, nella stanza più in alto? E ancora, che il primo invitato fu il Segretario di Stato Vaticano per tentare di “riappacificare” dopo alcuni momenti di tensione?
Ultima curiosità, prima di invitarvi ad acquistare il libro e leggerlo, tutto d’un fiato. Nel 1936 Hitler alloggiò al Quirinale, pretendeva che la sorveglianza della sua persona fosse affidata alla SS, come da prassi. Ebbene i corazzieri del Quirinale furono inamovibili: “Qui la vigilanza spetta ai corazzieri!”, arrivando quasi alle mani con gli alti ufficiali delle SS. Gli ufficiali furono accompagnati fuori dal Palazzo.
Per chi volesse leggere le prime 20 pagine del libro, è possibile scaricare l’estratto dal sito dell’editore, clicca qui.
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