Diamo la parola alla musica classica e le personalità di riferimento. Moondo ha incontrato Maurizio D’Alessandro che organizza il Festival dedicato al grande compositore Listz e che quest’anno compie 35 anni. Quali sono le sfide che pone un autore così complesso come Listz per un musicista?
Una visione pluridisciplinare che sottende nella musica.
I mass media che per lungo tempo hanno dato e danno spazio solo alla musica commerciale. Ma forse anche l’ambito accademico ha delle responsabilità. Poi il mondo della scuola, che relega a solo tre anni di scuola media un approccio alla conoscenza della musica.
Ce ne sono state molte e farei un torto a qualcuno se dovessi stilare un elenco. Eviterei però la parola sregolatezza: anche la genialità ha delle regole che l’uomo medio non sa riconoscere. Anzi spesso sono la severità di regole nascoste che hanno generato capolavori; quello che ci colpisce è sempre l’esteriorità.
Il rapporto è di lunga data e cominciato nel 1986 per il centenario dalla morte di Liszt. Abbiamo continuato sporadicamente negli anni successivi e poi in modo continuativo dagli inizi del 2000. Abbiamo condiviso iniziative culturali nel nome di Liszt soprattutto quando l’Accademia ha potuto verificare la valenza del nostro festival e la serietà del nostro lavoro. Io stesso ho tenuto diversi concerti a Palazzo Falconieri, sede dell’Accademia. Da citare la scelta del nostro festival nel 2013 quale rappresentanza dell’Anno Culturale Italia – Ungheria 2013. Oggi le nostre attività hanno un valido supporto dalla stessa Accademia e attraverso la stessa, abbiamo stabilito un partenariato con il Museo e Centro ricerche Ferenc Liszt di Budapest. Da quest’anno anche con i prestigioso Cziffra Festival di Budapest.
Mi colpiscono molto le interpretazioni della violinista olandese Janine Jansen e del clarinettista svedese Martin Frost. Due modi di vivere nella musica.
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