tradizioni

Le spose bambine, una triste realtà

Faiza è una bambina afghana che, come tutte le bimbe della sua età, desidererebbe probabilmente avere delle bambole e giocare all’aria aperta con le sue coetanee.
Faiza non può fare o avere nulla di tutto ciò, deve dire addio alla sua infanzia, alla sua spensieratezza e alla vita da bambina di 9 anni perché presto prenderà marito.
Le spose bambine rappresentano una realtà che vige in più di 20 paesi del Medio Oriente, alcuni sono i più poveri al mondo e, in questi contesti, liberarsi di una bambina come Faiza è molto semplice: basta prometterla ad un uomo più grande già appena nata e dopo pochi anni dalla promessa, i genitori non dovranno più spendere nulla né per educarla, né per vestirla o semplicemente nutrirla.

Le spose bambine rappresentano una realtà che vige in più di 20 paesi del Medio Oriente

Le spose bambine, una triste realtà

Può capitare che il matrimonio avvenga per sanare un debito o che sia organizzato in cambio di denaro, da questo momento in poi le bambine saranno non solo costrette a sposare uomini molto più grandi, ma a giacere con loro almeno ogni 4 giorni per concepire preferibilmente un figlio maschio.
Uomini ormai maturi tendono a scegliere come spose, ragazze sempre più giovani perché è più facile che queste ultime non abbiano l’Hiv e siano “pure”, in quanto una bambina più “grande” potrebbe essere stata già stuprata.
Il parto precoce è una delle tante conseguenze indicibili che portano alla morte di queste giovani mamme in cui il fisico non è ancora completamente sviluppato, dunque, in seguito alle lacerazioni date dal parto le ragazze riportano gravi infezioni, lesioni interne e problemi di incontinenza. In questo ultimo caso, a causa dell’odore di urina che trasmettono, vengono completamente abbandonate a se stesse ed allontanate dalla abitazione.

Infibulazione, un altra triste realtà

Parliamo di un aspetto drammatico della condizione femminile, una realtà che appare come incomprensibile e di cui spesso non si parla abbastanza. Tuttavia, il problema esiste e va affrontato.
Come si dovrebbe affrontare un altro gravoso problema: la pratica dell’infibulazione, diffusa per lo più in Africa e che prevede l’asportazione dei genitali femminili nella più barbara delle maniere: con l’utilizzo di coltelli, lame o pezzi di vetro.
Questa pratica non viene effettuata per motivi religiosi, ma solo culturali, che per inciso caratterizzano molte società tribali africane.
Storicamente, le origini delle mutilazioni femminili, appaiono nell’antico Egitto, ma ad oggi, ad esempio nella religione musulmana e nel Corano non esiste menzione di questa pratica.

Il Cristianesimo non considera queste pratiche, anzi condanna ogni forma di mutilazione inflitta ed auto-inflitta al corpo umano perché considerata come violazione contro la santità del corpo.
E’ bene sapere che l’infibulazione non è un problema lontano o troppo distante dalla nostra cultura o società, esso è un problema che affligge le donne di origine africana presenti in Italia. Sul nostro territorio le infibulate sono più di ventimila ogni anno.

Ad oggi esiste un numero verde attivo presso il ministero dell’interno, ed è il seguente: 800 300 558.
Attualmente è d’obbligo considerare l’evoluzione delle culture e della società, ed in base a questo essere consapevoli che è lecito esercitare i propri diritti e che queste bambine, adolescenti e donne, sia nel caso delle spose bambine che delle infibulazioni, non debbono pagare nessun tipo di debito né alla propria cultura né alla società in genere.

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