“Il Sale della Terra”, film di Wim Wenders, celebrativo dell’opera del Fotografo Sebastião Salgado, è stato l’apripista di una visione diversa di fare cinema. Allargare il più possibile gli spazi e gli schermi inviando input diffusi.
Sulla scia di questi esperimenti è seguita quest’anno l’idea di introdurre uno streaming in contemporanea con la release cinematografica, che vorrebbe dire prime visioni assolute nel proprio salotto mentre giurie e opinionisti accreditati valutano la pellicola in diretta. Un servizio al consumatore del valore di trenta, quaranta euro, che ha fatto allarmare la Universal, convinta, a differenza di Fox e Warner, che il progetto sia troppo costoso per le tasche di un pubblico medio.
Ha così potuto esplorare altro palcoscenico La Bella Addormentata, con musiche di Ciaikovskij che, oltre a diffondere il musical e la danza a un pubblico più esteso, è stata anche l’occasione per mostrare i restauri del Bolshoi, visibili sullo sfondo dell’opera, quasi come una scenografia nella scenografia.
È stato un nuovo modo di ballare anche per Roberto Bolle, l’Étoile dei due Mondi, che ha potuto raccontarsi a passi di danza portando con sé le atmosfere e le suggestioni dell’Arena di Verona, del Teatro Grande di Pompei e delle Terme di Caracalla, dove le performance erano state girate. Un racconto nel racconto.
Un altro viaggio cinematografico prolifico lo hanno fatto i grandi concerti. Precursore del genere, Vasco Rossi con Fronte del Palco, nel lontano 1990, che poi si è riproposto al grande pubblico di sala, prima con il LiveKom 11 e successivamente con il LiveKom 15, facendo incetta di sold-out, e per ultimo con il mega evento “Modena Park” che ha davvero fatto saltare i botteghini di tutta Italia.
Prossimo grande evento musicale atteso è il concerto di David Gilmour “Live at Pompeii”, che rintraccia i due concerti del 2016 e ne confeziona un ritratto vivo del chitarrista dei Pink Floyd, unico musicista, in duemila anni di storia, ad aver suonato nell’anfiteatro di Pompei di fronte a una platea di persone, e ad averlo fatto in chiave rock.
Quell’arte che spesso non arriva a tutti ma resta confinata in una nicchia e che la Nexo Digital ha stanato con grande professionalità, scommettendo che, anche una realtà confinata, spesso considerata estranea, superati i preconcetti, è affascinante anche per i cultori dello scetticismo.
Il prossimo impegnativo filone cinematografico sui musei investirà anche il British Museum con un’onda sbalorditiva, La Grande Onda di Hokusai, che prende il nome dall’omonimo dipinto dell’artista, il cui stile magnetico, insieme ad altre opere, ha aperto lo sguardo dei pittori impressionisti dell’ottocento e ha innescato ricerche, studi e nuove visioni moderne.
La Grande Onda, le cui riproduzioni si diffusero a macchia d’olio dopo essere state utilizzate per imballare oggetti preziosi, è divenuta con il tempo un simbolo artistico utilizzato in vari campi, dalla musica alla pubblicità, fino a essere rappresentata in una emoji contemporanea.
Nel 2017 sarà possibile ripercorrere il mondo, definito fluttuante, di Hokusai attraverso un’ampia lettura cinematografica, appunto, e qualora si volesse approfondirne l’esperienza, il Museo dell’Ara Pacis di Roma esporrà circa duecento opere di suoi allievi in una mostra chiamata “Sulle orme del maestro”, un vero percorso nell’ukiyoe, questo linguaggio artistico che ha decisamente dato un imprinting importante a geni immortali come Van Gogh.
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