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Lettera a un bambino mai nato: le parole di un dramma tutto al femminile

Lettera a un bambino mai nato, uno struggente monologo attraverso il quale la scrittrice, Oriana Fallaci, fa una riflessione sull’essere madre e donna. Tanti sono gli interrogativi che la Fallaci si pone attraverso la protagonista, e tanti altri sono quelli che emergono dal lettore.

Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci

Oriana Fallaci è stata una scrittrice, giornalista e attivista. Lettera a un bambino mai nato, nasce dalla sua esperienza personale, è il primo libro che non ha origine da un’inchiesta giornalistica. Per molti il fatto risale ad un momento della vita in cui la scrittrice era al fianco di Panagulis: un politico, rivoluzionario e poeta greco,per molti un eroe nazionale della Grecia moderna. Per altri invece, la storia è antecedente alla realizzazione del libro. Infatti si ipotizza anche che la trama del romanzo racconti un triste evento vissuto dalla scrittrice nella fine degli anni ’60 durante la sua prima permanenza negli Stati Uniti.

Le parole di un dramma tutto al femminile

Lettera a un bambino mai nato (1975) è la drammatica storia di una donna forte, indipendente e con una bella carriera. Una donna che per quell’epoca (ed anche oggi) era fuori dagli schemi. Si tratta di un’opera che racconta la vita riflettendo sulla famiglia, l’amore, il futuro visto dagli occhi di chi erroneamente viene considerata il “sesso debole“. La protagonista della storia si trova ad affrontare una decisione importante, fondamentale. La donna, infatti, è incinta di un uomo che non c’è! E’ sola davanti ad un ignobile bivio: tenere il bambino o abortire e continuare la vita da donna in carriera? Il monologo inizia proprio con la scoperta della gravidanza:

“Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. […] Ora eccomi qua, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. […] È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato.”

Le domande riempiono la mente della donna, emergono i dubbi e le incertezze. Dapprima a parlare è una donna, ma continuando con la lettura si scorge sempre di più il volto della mamma. Una madre forte, dal coraggio di una leonessa. Ma al contempo, è una mamma con tutti i dubbi e le paure del caso, è terrorizzata e fragile. Il suo stato d’animo oscilla come quello di una bimba su un’altalena: forte ed emozionata per la’adrenalina del movimento, ma rigida che si aggrappa alle catene per paura di cadere sentendo mancarsi il terreno sotto i piedi.

Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato

Cosa c’è oltre al bivio?

Perché una donna dovrebbe essere posta da sola davanti ad un bivio così latente? Perché dovrebbe rinunciare alla propria vita e alla propria libertà? Libertà di scelta soprattutto! Perché ritrovarsi davanti ad una simile scelta vuol dire che una donna non è libera di essere mamma e donna contemporaneamente. E questa situazione non è una realtà lontana del tempo. Questo è quello che ancora oggi accade a molte donne dei “paesi occidentali ed evoluti” come il nostro. Lettera a un bambino mai nato è, infatti, la lettura della commovente e dolorosa situazione in cui molte donne si ritrovano. Costrette a scegliere tra un figlio ed una carriera, in un mondo che ancora oggi a più di 40 anni dall’uscita del libro, non permette ancora alla donna di perseguire a pieno i propri sogni.

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