Raccontare cosa è stato il concerto dei Pearl Jam a Seattle lo scorso 10 agosto 2018, non è facile, soprattutto per una fan sfegata come me. Magia e adrenalina sono le parole più adatte per descrivere The Home Shows.
La band statunitense, portabandiera del grunge-rock degli anni ’90, vede i suoi natali proprio a Seattle, la Emerald City del Nord America nello stato di Washington. E’ proprio qui che, dopo 5 anni di assenza, sono tornati per mettere in piedi due live che passeranno alla storia.
Ad ospitare la band è stato il Safeco Field, casa della squadra di baseball Seattle Mariners, che per le due date dell’8 e del 10 agosto si è popolata di migliaia e migliaia di persone provenienti da tutta l’America (e non solo) accorse per l’evento. Nonostante le ore di coda fuori dallo stadio, sotto il sole del nord, l’ingresso in uno stabile simile ha ripagato l’attesa. Soprattutto quando, calato il sole la grande copertura mobile ha messo in moto i suoi ingranaggi ed ha scoperto un cielo meraviglioso sopra le nostre teste.
I Pearl Jam fin dagli inizi della loro carriera hanno sempre dimostrato il loro grande impegno sociale e politico. Dal supporto al diritto di libera scelta per le donne, a quello di diversi candidati politici di sfera democratica, indimenticabile è la cruenta campagna contro Bush e quella odierna contro Trump. Proprio recentemente sono stati criticati per un poster raffigurante il cadavere in decomposizione di Donald Trump divorato da un’aquila. Per non parlare del concerto allo Stadio Olimpico in cui chiedevano di aprire i porti.
Il loro attivismo è sempre stato innegabile, ma per questo concerto a casa loro si sono voluti schierare dalla parte dei senzatetto destinando il ricavato alla loro causa. Il problema degli homeless a Seattle è davvero preoccupante, soprattutto perché sono numerosissimi i giovani in questa situazione. Le tre ore e mezza di concerto, moltiplicate per le due serate, hanno raccolto più di 11 milioni dollari destinati a diverse associazioni volte a risolvere l’emergenza dei senzatetto.
Il concerto non è stato solo questo ma tanto altro e la mia pelle d’oca sotto palco lo può testimoniare. Con 36 canzoni, numerose bottiglie di vino e ospiti incredibili, la band e il front man Eddie Vedder non si sono fermati un attimo con una carica di energia impressionante che ha coinvolto uno stadio intero.
La scaletta non ha potuto non rendere omaggio a grandi personaggi della scena musicale recentemente scomparsi. I Soundgarden ed il loro leader Chris Cornell, scomparso tragicamente il 18 maggio 2017, sono stati ricordati con l’arrivo sul palco di Kim Thayl chitarrista dei Soundgarden e con il brano Missing. Una dedicata anche a Tom Petty che la band ha voluto omaggiare con un’emozionante versione di I Won’t Back Down, immersa in un mare di luci che hanno illuminato lo stadio.
I grandi classici della band, le cover sensazionali di Interstellar Overdrive dei Pink Floyd e Baba O’Riley degli Who; il grido “Save The Showbox” che ha visto esibirsi le migliori band della scena musicale grunge e non solo, ora destinato alla demolizione; l’omaggio alla città di Seattle che con il treno a pochi metri faceva sentire la sua presenza tanto da stupire Vedder, e la voce unica, vibrante e intensa e di quest’ultimo hanno creato uno Home Show unico che difficilmente scorderò per tutta la vita!
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