Spopolamento e mancata ricostruzione privata, l’area laziale del cratere del sisma dell’Italia centrale verso l’abbandono.
15 comuni compreso Rieti (circa 72.000 abitanti) è questa l’area laziale del cratere sismico dell’Italia centrale. In questa area si stanno presentando due fenomeni preoccupanti:
Il fenomeno è chiaro, queste terre vanno verso l’abbandono. Eppure dal 24 agosto 2016 le istituzioni si sono date da fare e non possiamo dire che c’è stato disinteresse:
Certo burocrazia portata agli eccessi e lungaggine delle pratiche non hanno aiutato.
Ma tutto questo sembra non sia sufficiente e molti degli abitanti dell’area del cratere se ne vanno o non ritornano nella propria terra. Certo se pensiamo proprio alla terra, all’ambiente troviamo le prime difficoltà. In questo territorio sono presenti molti allevatori di bovini, pecore e maiali con stalle strutturalmente semplici e molte delle quali sono andate distrutte ebbene, ad oggi, pur avendone la possibilità nessuno ha presentato domanda di delocalizzazione delle stalle. È un segnale evidente che gli allevatori rimasti non hanno interesse allo sviluppo delle proprie attività e se abbandonano loro si avvicina la desertificazione. Sono gli allevatori che hanno conservato i pascoli, curano il territorio e permettono che la fruibilità anche turistica di paesaggi dalla bellezza straordinaria.
Regione Lazio attraverso fondi europei e fondi propri ha messo tante risorse nella “ricostruzione” ma è carente un disegno organico, nei tavoli di partenariato non si parla mai del futuro e di quali linee di sviluppo imprenditoriale e sociale. Tutti sanno che nulla potrà essere come prima ma nessuno si immagina come sarà il futuro, cosa che invece dovremmo cominciare a fare altrimenti i segnali sono evidenti e l’abbandono è alle porte.
Un territorio ricco di tradizioni e risorse naturali che potrebbe essere la fortuna delle persone che vi abitano ma dove è indispensabile ricostruire non solo le case, le chiese, le scuole, le fabbriche, è necessario ricostruire il tessuto sociale, studiare le vocazioni per attrarre gli investimenti non in forma disordinata e incoerente ma ordinata, programmata ed efficace.
Il rischio è che tanti investimenti e tante risorse una volta spese non troveranno più nessuno ad usufruirne perché soprattutto i giovani se ne saranno andati. Pertanto non sempre è necessario investire ma bisogna farlo avendo in mente un disegno strategico altrimenti questo territorio già debole di suo sarà destinato all’abbandono.
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