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Scighera. La nuova nebbiosa indagine del commissario De Santis

“Notti e nebbie” celeberrimo noir di Carlo Castellaneta (1930-2013)-pubblicato nel 1975 e magistralmente trasposto cinematograficamente da Marco Tullio Giordana nel 1984 con un indimenticabile Umberto Orsini nel ruolo del Commissario Spada-era ambientato nella Milano dell’ultimo conflitto mondiale mondiale, nella stagione dell’occupazione nazista vista attraverso le vicissitudini di un commissario della polizia politica, tra la passione carnale per le donne e l’attaccamento agli ideali del fascismo ormai nel pieno di una vera e propria guerra civile.

“Notti e nebbie”, con “un gusto quasi viscontiano per il senso di putrefazione morale e corruzione fisica”, fu il primo romanzo italiano a raccontare il tragico periodo della Repubblica di Salò e della Resistenza con la voce narrante di chi aveva scelto il regime come ultima e disperata chance della propria esistenza, in un’Italia che eroicamente si opponeva agli ultimi tragici sussulti di un regime ormai definitivamente condannato dalla Storia.

Non potevo non ripensare a “Notti e nebbie” di Carlo Castellaneta leggendo l’ultimo e avvincente “Scighera. La nuova nebbiosa indagine del commissario De Santis”, il nuovo thriller di Maria Rosaria Pugliese, pubblicato da Fratelli Frilli Editori, che prende il nome da quell’alone biancastro che indugia sospeso nell’aria, recando con sé un acre sapore di umidità, e che a Milano chiamano, per l’appunto, Scighera.

La scena del crimine, anzi del triplice omicidio, è il Palazzo Ballabanzer, severa costruzione meneghina in stile Liberty composta da sei piani e dodici appartamenti, popolata di ogni tipo di genere umano: pensionati, professionisti, single, famiglie, giovani, anziani. Li governa l’indefinibile amministratore Mastretta, regista ambiguo di beghe condominiali, chiacchiericci e ipocrisie. L’indagine del commissario Nino De Santis deve squarciare, per giungere alla risoluzione del caso, il velo dell’opaco conformismo fatto di finzioni e segreti inconfessabili.

“Fa paura la nebbia, impedisce di vedere ciò che ci circonda mentre ci obbliga a vedere ciò che nascondiamo dentro”.

Tanto la scighera assurge a simbolo ancestrale dell’incertezza, del dubbio che aleggia intorno ad un evento drammatico, del turbamento indecifrabile dell’animo, quanto il condominio Ballabanzer è un microcosmo affollato di sentimenti, emozioni e passioni. In questa sorta di zona intermedia posta tra il reale e l’irreale dove si scontrano gli impeti del mondo, il commissario De Santis e il suo vice Lezzi, inquadrati in un preciso schema narrativo, procedono dalla scoperta del delitto commesso, alla ricerca delle cause, cercando indizi che portino alla soluzione ed escludendo quelli fuorvianti, giungendo in fine all’individuazione del colpevole.

Abilissima nel mantenere saldo il clima di suspance, Maria Rosaria Pugliese per non distogliere l’attenzione del lettore padroneggia egregiamente una scrittura precisa, incalzante, scorrevole.

Tutto, alla fine, dovrà essere spiegato senza lasciare nulla al caso.

Scopo ultimo del Commissario De Santis è ovviamente l’accertamento della verità, che rincorre con acume e costanza.

In tempi come quelli che stiamo vivendo, privi di certezze e mete condivise da raggiungere,  proprio in questo va ricercato il grande successo del genere, per lo più soddisfatto dal finale risolutivo, e da un ordine comunque ristabilito.

Il commissario De Santis con la sua razionalità intuitiva e mediterranea, mai tracotante, sa interpretare questo sentimento di ansia e il bisogno di una giustizia immediata, consolatoria che, tuttavia, non sa di sommaria condanna ma, piuttosto, di riflessione sul male e sulle debolezze umane.

Scighera di Maria Rosaria Pugliese è un giallo moderno, uno di quei romanzi polizieschi che sanno entrare con garbo nella letteratura morale del nostro tempo, aitandoci a meditare sui mali odierni e sui possibili rimedi con “la delicatezza della nebbia che disegna senza stravolgere, che nasconde senza far scomparire”.

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Tag: scighera

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