1952. Nel convento di Santacarta in Romania, situato in un vecchio castello isolato e diroccato, sorella Jessica (Ani Sava) affida, prima di essere massacrata da una presenza demoniaca, alla giovane sorella Victoria una pesante chiave cesellata ma quest’ultima, inseguita da una suora spaventosa (Aarons), capisce di non avere scampo e, legatasi una corda al collo, si getta dalla finestra della propria cella. In Vaticano viene convocato Padre Anthony Burke (Bichir), uno “scopritore di miracoli” con il compito di recarsi al convento insieme alla novizia Irene (Farmiga) – a quel che gli viene detto, buona conoscitrice della zona del convento – per indagare su quel suicidio. In realtà lui è un esorcista, gravato dai sensi di colpa per aver causato la morte del giovane Daniel (Jack Falk) – il suo primo caso – liberandolo dal demonio e lei (che non è mai stata in Romania) sta prendendo i voti in seguito a delle visioni durante le quali sentiva una frase-guida: “Maria mostra la via”.
Arrivati al paese del convento, vanno dal Francese (Jonas Bloquet), giovane contadino che, portando come sempre le provviste alle monache, aveva trovato il corpo della suora suicida e, non potendo –a causa del loro voto – comunicare con le altre consorelle lo aveva lasciato disteso sul pavimento della dispensa. Lui li accompagna con il suo carretto ma l’ultimo tratto di strada lo debbono fare a piedi perché il cavallo si rifiuta di andare nei pressi del convento. Dopo essere passati per il cimitero – nel quale tutte le tombe sono dotate di un campanello (antico retaggio della peste medievale, quando data l’enorme quantità di sepolture, succedeva che qualcuno venisse sotterrato ancora vivo) – entrano dalla dispensa dove trovano il cadavere non più disteso in terra ma seduto su di una panca.
Dentro il castello li accoglie la Madre Superiora (Lynette Gaza) velata, che dà loro ricetto per quella notte ma li invita ad andarsene il mattino successivo. Quella notte il Francese vede aggirarsi suor Victoria e, spaventato, la segue ma, quando la raggiunge, lei, con le sembianze feroci della suora assassina, lo aggredisce – poco dopo nella locanda del paese, confermerà alla cameriera (Bordàn) ed agli altri avventori che il monastero è maledetto – mentre Padre Anthony, al quale appare Daniel, lo segue e dalla bocca del ragazzo esce un serpente, lottando con il quale finisce in una tomba con il suo nome; suona disperatamente la campanella e irene riesce a sfondare la bara che è piena di antichi manoscritti. Ritiratosi nella sua stanza, il sacerdote li esamina e scopre che sono opera del vecchio padrone del castello, il duca di Santacarta (Mark Steger), ossessionato dal Demone Valak. Irene, a sua volta, avverte presenze minacciose e quando va in chiesa a cercare aiuto trova Suor Ruth (Sandra Teles) in preghiera che non risponde alle sue richieste di aiuto; la soccorre suor Oana (Ingrid Bisu), che le spiega come il marchese avesse involontariamente evocato il demone Valak e che il castello – dopo che il maligno era stato ricacciato e che il varco da cui questi era uscito era stato sigillato con il sangue di Cristo – era diventato un convento; durante l’ultima guerra, però, i bombardamenti avevano riaperto il varco e le monache, da allora, si alternavano in costante preghiera per allontanare la maledizione.
La suora-demone si fa sempre più minacciosa e Anthony (che ha con se un’ampolla con il sangue di Cristo) ed Irene si salvano da un primo assalto anche grazie al ritorno del Francese; successivamente una statua della Madonna indica loro la strada per arrivare alla tana del demone e, dopo una strenua lotta, la suora/Valak viene ricacciata negli inferi. Vediamo però, nel finale spostatosi agli anni ’70, i due investigatori del paranormale, Lorraine (Vera Farmiga) ed Ed (Patrick Wilson) Warren raccontare in una lezione universitaria di come avevano, poco prima, sconfitto la suora-demone che era stata rievocata da un suo adepto, il Francese.
L’horror, letterario o cinematografico, si è spesso alimentato di religione e satanismo (in fondo, il Frankenstein di Mary Shelley – e così i suoi nipotini cinematografici – altro non è che la storia della blasfemia di uno scienziato che voleva sostituirsi, creando un essere umano, a Dio); a spanne possiamo citare L’esorcista, Constantine, Giorni contati – End of days, Carrie, i vari Grano rosso sangue, Omen, Scontro finale. Nel 2013 un piccolo horror di ottimo valore produttivo e con un buon cast, The conjuring ebbe un grande successo commerciale; ovviamente ebbe un seguito ma, poiché le vicende dei film erano incentrate sulle indagini di Ed e Lorraine Warren, esperti in fenomeni paranormali (ispirati a due persone reali), i due creatori del format James Wan (regista dei due Conjuring ma anche dei due Insidous) e Gary Dauberman (sceneggiatore del secondo e del recente It) hanno dato vita a già tre spin-off, ispirati alle indagini dei Warren: sono arrivati così i due blockbuster Annabelle 1 e 2 (Wan produce e Dauberman scrive) e The nun (prodotto e sceneggiato da entrambi); questo nasce come un prodotto di routine: un budget contenuto, grazie alle poche location e all’ambientazione nella conveniente Romania e a un cast professionale ma non certo costoso (protagonisti: la sorella minore di Vera Farmiga e il messicano – ancorché candidato all’Oscar per A better life – Bichir), mentre la presenza nel prologo e nell’epilogo di Vera Farmiga e di Patrick Wilson probabilmente (i loro nomi non appaiono mai) è una partecipazione amichevole.
La scelta di affidarne la regia al semi-esordiente Corin Hardy, in parte, rientra anche nella logica di contenimento dei costi ma è stata anche una bella idea: già con il suo precedente The Hallow, Hardy si era fatto notare ai festival di Sundance e di Torino (a proposito, il film non ha una distribuzione in Italia ed è un peccato perché è di ottima fattura e funzionerebbe) e qui mette insieme un bell’horror all’antica, con i giusti effettacci e gli strilli del pubblico al momento giusto e con in più una sorpresa finale, presa da qual capolavoro assoluto che è Per favore, non mordermi sul collo di Polanski. In Usa ha incassato 93 milioni di dollari, nel mondo sono ad oggi circa 240. Poco?
Leggi anche: Un affare di famiglia – Brutti, sporchi e (in fondo) buoni
Siamo una giovane realtà editoriale e non riceviamo finanziamenti pubblici.
Il nostro lavoro è sostenuto solo dal contributo dell’editore (CuDriEc S.r.l.) e dagli introiti pubblicitari. I lettori sono la nostra vera ricchezza. Ogni giorno cerchiamo di fornire approfondimenti accurati, unici e veri.
Sostieni Moondo, sostieni l’informazione indipendente!
Desidero inviare a Moondo una mia libera donazione (clicca e dona)
GRATIS!!! SCARICA LA APP DI MOONDO, SCEGLI GLI ARGOMENTI E PERSONALIZZI IL TUO GIORNALE
La tua opinione per noi è molto importante.
Non era solo bella, ma soprattutto abile, assennata e furba, come poche in quegli anni…
Dopo la mostra nel 2023 delle fotografie di Gianni Berengo Gardin dedicate al Borgo di…
Dal 24 al 27 settembre a Verona per Marmomac, arriva il primo “Robot Primitivo” di…
“Sono nata e cresciuta in viale Giulio Cesare. Sentivo il fruscìo delle foglie dei platani…
Giornalista culturale e critico letterario, Piero Dorfles deve il suo successo mediatico alla partecipazione come…
Con la Mostra “THE FEMALE SCULPTURE, SYMBOL OF FREEDOM”, dal 1 luglio nella centralissima Piazza…