Una vicenda che ha dell’incredibile, e che in queste ore sta rimbalzando su tuti i social, oltre che sui principali telegiornali nazionali e non solo: durante una gita scolastica al Museo Nazionale di Urbino di un gruppo di studenti del “Marini Gioia” di Amalfi, guidato da Mario De Luise, docente di lettere appassionato di arte napoletana, l’attenzione del docente si sposta verso un dipinto, copia di un Barocci, esposto e dato in prestito da un istituto bancario dell’Italia Centrale.
Una pala d’altare raffigurante una “Deposizione di Cristo dalla Croce”, un olio su tela datato 1664. Il docente, Mario De Luise, quel quadro lo ha già visto in un libro, sembrerebbe essere di Angelo Solimena, maestro seicentesco, padre di Francesco. Fa una ricerca sulla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, scoprendo che il dipinto effettivamente mancava dalla sua sede originaria e quindi, una segnalazione al Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, che acquisiscono la tela e la sottopongono ai più rigorosi controlli che svelano come il dipinto appartenga davvero al Solimena e come sia lo stesso che era esposto all’interno della chiesa di San Matteo Apostolo a Nocera Inferiore, dove lo stesso Solimena si era sposato.“C’è da tenere presente una considerazione: era uso comune presso gli artisti del passato, specie tra quelli cosiddetti minori riferirsi a un repertorio iconografico ben consolidato e questo è proprio il nostro caso: Solimena, attivo nel secondo seicento in area campana si rifà a un dipinto di Barocci che si trova nella Cattedrale di Perugia”, ha spiegato il Prof. De Luise.”Io ricordavo perfettamente – ha raccontato – che ci fosse una ‘Deposizione’ di Solimena realizzata per la chiesa San Matteo di Nocera Inferiore che risultava dispersa in seguito a un furto. In quel momento però, di fronte al quadro, oltre allo stupore ha prevalso l’atteggiamento della prudenza”.
Ora la tela torna nella sua città grazie al lavoro dei carabinieri ma le indagini vanno avanti, chiarisce Massimiliano Croce, comandante del Nucleo dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale: “Si va a ritroso per ricostruire tutta la filiera criminale che ha portato al furto e alla ricettazione del bene”.“Ho riconosciuto l’autore – racconta De Luise in un video pubblicato sui suoi canali il 22 maggio, in cui descrive quanto accaduto durante la visita – Il problema è che l’autore che avevo riconosciuto non era indicato nel cartellino del museo. Quel cartellino citava il dipinto correttamente come una deposizione e correttamente come una ‘copia’ da Federico Barocci”, ma non l’autore originale. Il docente spiega quindi che all’epoca, tra gli artisti del passato, “era uso comune, specie tra quelli minori, quello di riferirsi a un repertorio iconografico ben consolidato”, così come, continua, Solimena, artista attivo in Campania nel secondo ‘600, “si rifà a un’iconografia elaborata da Barocci per un dipinto che si trova nella cattedrale di Perugia”. “Io ricordavo perfettamente – dice ancora il professore nel reel – ci fosse una ‘Deposizione’ di Solimena realizzata per la chiesa San Matteo di Nocera Inferiore che risultava dispersa in seguito a un furto. In quel momento però, di fronte al quadro, oltre allo stupore ha prevalso l’atteggiamento della prudenza”.
Il professore così torna a casa e approfondisce le supposizioni: “Ho trovato una riproduzione fotografica del dipinto che ricordavo scomparso da Nocera che corrisponde perfettamente a quello di Urbino – racconta ancora – Dunque ho deciso di inviare una mail al direttore della Galleria Nazionale delle Marche alla Soprintendenza di Salerno e al Nucleo Carabinieri Tutela del patrimonio culturale. Tutto per il momento pare stia andando nella direzione della restituzione del dipinto alla chiesa di Nocera”.Angelo Solimena(1629-1716)-molto legato alla corrente pittorica naturalista ma anche molto interessato alla corrente del barocco e del rococò, come del resto suo figlio, Francesco Solimena (detto l’Abate Ciccio), che nella sua bottega mosse i primi passi nell’arte-è stato il protagonista più alto della pittura nella valle del Sarno e non solo. Del quale conserviamo diverse tele nel Museo Diocesano San Prisco e sicuramente fra queste il suo più alto capolavoro “La Pietà”.Angelo ha vissuto a Nocera de Pagani e per quella città che al suo tempo racchiudeva cinque degli attuali Comuni dell’Agro nocerino, ha firmato le sue opere più significative, alcune delle quali hanno visto anche la partecipazione del figlio Francesco che, trasferitosi definitivamente nella capitale del Regno, fu riconosciuto come il vertice del barocco napoletano in tutte le corti europee.Una storia esemplare, questa del Prof. Mario De Luise, a riprova dell’importanza di una sempre più diffusa e partecipata conoscenza del patrimonio storico-artistico nazionale, vero e insostituibile elemento della nostra stessa identità nazionale.
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