Cos’è un Déjà vu? Déjà vu, è il termine francese che si traduce con “già visto”. Descrive la strana sensazione di familiarità in un ambiente apparentemente nuovi. A quanti è capitato di ritrovarsi in una conversazione e all’improvviso avere la sensazione di aver già vissuto quel momento? O magari camminare in un posto in cui non si è mai stati che risulta stranamente familiare?
“Un déjà vu è un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa”. Non è una definizione scientifica del fenomeno ma potrebbe avvicinarsi alla realtà. Questa è la spiegazione che Trinity dava a Neo quando vede per la seconda volta un gatto nero passare, nel film cult del 1999 Matrix.
Nonostante la maggior parte delle persone (60-80%) affermi di aver provato questa sensazione inquietante almeno una volta nella vita, il déjà vu rimane un fatto sorprendente.
Gli scienziati hanno proposto varie ipotesi per il verificarsi del déjà vu. Secondo una teoria, il fenomeno potrebbe sorgere a causa di una sorta di “disallineamento” nel modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda. Un’altra teoria suggerisce che ”all’interno del campo di attenzione ci sarebbe un elemento appartenente a un ricordo realmente memorizzato (e probabilmente avvenuto); questo elemento però, a causa di un errore di memoria per cui non si riesce a richiamare anche il contesto complessivo, sarebbe sufficiente a richiamare la sensazione di familiarità”.
Nel 2016, Akira O’Connor, psicologo dell’Università di St. Andrews in Gran Bretagna, ha scoperto che il fenomeno potrebbe essere il risultato di regioni frontali del cervello che “controllano” i nostri ricordi e inviano segnali quando incontrano una sorta di errore. Questo errore genera un conflitto tra ciò che abbiamo effettivamente vissuto e ciò che pensiamo di aver vissuto. Con questa spiegazione, il déjà vu rappresenta un meccanismo che assicura che non creiamo falsi ricordi.
Lo psicologo O’Connor e i suoi colleghi hanno svolto uno studio su 21 volontari, ognuno dei quali è stato esposto a un elenco di parole correlate al sonno – come letto, cuscino, notte o sogno – ma non la parola chiave che le collega tutte insieme. Ai partecipanti è stato poi chiesto se avessero sentito la parola “sleep”, ovvero “dormire”. A coloro che hanno risposto affermativamente è stato quindi chiesto se avevano sentito qualsiasi parola dall’elenco precedente che inizia con la lettera “s”, e hanno risposto negativamente. La confusione risultante ha provocato il déjà vu in due terzi dei partecipanti.
Il passo successivo è stato scansionare il cervello dei partecipanti con una macchina per la risonanza magnetica funzionale per vedere quali regioni del cervello si sono illuminate al momento dell’esperimento.
“Quello che abbiamo scoperto è che non sono state le regioni legate alla memoria a guidare il déjà vu”, ha affermato lo psicologo. “Tradizionalmente, i ricercatori pensavano che il déjà vu fosse guidato da falsi ricordi. Ma la realtà è che le regioni del cervello frontale che controllano i conflitti e l’errore sono quelle che mostrano una maggiore attività nelle persone che riferiscono l’esperienza. “
Questo può significare che le persone che non hanno mai avuto déjà vu non riflettono sul loro sistema di memoria. D’altra parte, le persone che non hanno déjà vu potrebbero semplicemente avere una memoria migliore della popolazione generale, quindi non c’è il rischio di innescare errori di memoria.
Una risposta certa al motivo per cui le persone hanno i déjà vu ancora non esiste. Potrebbe essere un prodotto evolutivo che rende le persone più caute quando la memoria ci sta giocando brutti scherzi, ma non ci sono ancora prove a sostegno di questa idea.
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