Downton Abbey, film di Michael Engler. Con Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Elizabeth McGovern, Gran Bretagna 2019.
La produzione inglese Carnival Film, dopo che lo sceneggiatore Julian Fellowes aveva avuto l’Oscar per Gosford Park di Altman aveva deciso di affidargli il compito di creare una seria con la stessa ambientazione; nacque così Downtown Abbey , la serie che per sei stagioni, dal 2010 al 2015, ha avuto grandi riconoscimenti e ascolti record rispetto a prodotti analoghi. La scrittura è di grande efficacia: da un lato, esalta l’orgoglio e l’attaccamento degli inglesi per le proprie tradizioni e, dall’altro, è – sia pur alla lontana – parente dell’affettuosa ironia con la quale il più grande umorista inglese, P.G. Wodehouse ha sempre raccontato l’upper class britannica: il pacioso lord Robert non è svampito come l’Emsworth del ciclo di Blandings ma, come lui, tende ad essere eterodiretto, Lady Violet è stretta parente delle zie-virago (Costance, sorella di Emsworth, la terribile zia Agata di Bertie Wooster) dello scrittore, Carson sta tra il flemmatico Beach di Blandings e il volitivo Jeeves e gli intraprendenti borghesi, come Tom o l’idraulico, ricordano il vulcanico Psmith, protagonista di tre tra i sui migliori romanzi.
Il merito del successo dalla serie va riconosciuto anche al casting di Jill Trevellick, che ha messo insieme un gruppo di splendidi attori, capeggiati dalla bravissima Maggie Smith (quanto sia decisivo il casting lo dimostrano, da noi, ad esempio la prima serie di Un medico in famiglia e i primi episodi di Montalbano, nei quali i registi, rispettivamente Anna Di Francisca e Alberto Sironi, hanno fatto un grande lavoro di selezione di tutti gli interpreti, mettendo le basi per un duraturo successo). Si può dire la stessa cosa del film: il regista Michael Engler ha una premiata carriera televisiva (ha anche diretto alcuni episodi di Downtown Abbey) e si mette al servizio di una sceneggiatura efficacissima e furba e di un cast perfetto (con l’aggiunta, tra gli altri, della grande Imelda Staunton) e i risultati di botteghino in America e in Inghilterra sono stati stupefacenti. E’, appunto, un prodotto furbo che, ad esempio, riesce a fare di una debolezza strutturale (ogni segmento di racconto deve concludersi alla fine delle due ore) un punto di forza: come nelle favole alla fine tutte le storie – anche l’amore gay tra Thomas e il capo-valletto di corte – finiscono bene. Perché no? In fondo andiamo al cinema anche per consolarci.
1929. La vita del castello di Downton Abbey prosegue tranquilla: Lord Robert Crowley (Bonneville) è ora il capofamiglia, aiutato dalla moglie Cora (McGovern) , dalla figlia Lady Mary Talbot (Dockery)- che però ogni tanto è presa da nostalgia per la più dinamica precedente attività di giornalista – e dal genero Tom Branson, che alla morte della moglie aveva deciso di rimanere con i di lei nobili parenti, per amore della figlia Sybbie (Fifi Hart), mentre l’anziana Contessa Madre Violet (Maggie Smith) continua a battibeccare con la sua fida Dame Isobel (Penelope Wilton) e la servitù, dopo che mr. Carson (Jim Carter) è andato in pensione, è guidata da un nuovo maggiordomo, Thomas Barrow (Robert James-Collier). Una lettera con sigillo reale mette in subbuglio la comunità: re Giorgio V (Simon Jones) e la regina Mary (Geraldine James) verranno in visita per un giorno: tutti sono emozionati per i preparativi, mentre Lady Violet affila gli artigli: con i reali arriverà anche la cugina Maud (Imelda Staunton), dama di compagnia della regina, che non è intenzionata a lasciare le sue proprietà a Robert suo unico erede vivente.
Anche il personale è, naturalmente, elettrizzato – in particolare il focoso lealista Moseley (Kevin Doyle) – ma non la “socialista” Daisy (Sophie McShera) che entra in crisi con il fidanzato Andy (Michael Fox), vedendolo condividere l’entusiasmo generale. I reali, come d’abitudine arriveranno con i loro servitori e Thomas va in tilt e blocca tutte le attività in attesa delle disposizioni che i sovrani faranno dare al loro arrivo; Mary, preoccupata, va da Carson e gli chiede di riprendere per quell’occasione il vecchio posto; lui, sollecitato anche dalla moglie, la governante della casa mrs. Hughes (Phyllis Logan), accetta con scorno di Thomas.
In paese arriva il capitano Chetwode (Stephen Campbell Moore), che va da Tom e gli comunica che è lì per proteggere i reali e che – conoscendo le sue idee – lo terrà d’occhio. Al castello arriva il maggiordomo di corte Mr. Wilson (David Haig), con la governante mrs. Webb (Richenda Carey) e il capo-valletto (Max Hutchinson), che chiarisce subito al personale del castello che lui e tutti gli altri membri dello staff reale provvederanno a tutte le necessità, a partire dalla cucina che sarà affidata a monsieur Corbett (Philippe Spall), al quale la cuoca mrs. Patmore (Lesley Nicol) e i suoi faranno da aiutanti/sguatteri. Solo Carson – pur ferito – sembra accettare la situazione, mentre gli altri sono inferociti; la Patmore e Daisy sarebbero anche costrette a disdire la ricca ordinazione di provviste che avevano fatto a mr. Bakewell (Mark Addy) ma, di fronte alla commossa felicità del negoziante onorato di servire il re, non trovano il coraggio di farlo e riempiono la dispensa di cibo.
Per colmo di sfortuna, si rompe la caldaia ma il baldo idraulico Richard (Max Brown) riesce ad aggiustarla e la sua sicurezza e determinazione conquistano Daisy, tanto che Andy, geloso, sabota il suo lavoro, ottenendo solo di farlo tornare facendosi ancora onore. Lady Mary e Lady Edith (Laura Carmichael) vanno ad invitare la Principessa Reale Mary (Kate Pillips), che vive vicino la castello con il marito, lord Lascelles (Andrew Avill), e i due figli George e Marigold (Oliver e Zac Barker, Eva e Karina Samms), e vedono che nella coppia c’è una forte tensione a causa della rigidità del marito.
Quando arrivano i reali – e, con loro, Maud con la cameriera Lucy Smith (Tuppence Middleton), alla quale appare particolarmente affezionata – i festeggiamenti iniziano con una Parata e Tom, armato di pistola, esce da solo dal castello, seguito dalla allarmata Mary, in tempo per fermare Chetwode che sta per sparare al re (aveva capito che il capitano, fingendosi agente dei servizi, cercava la sua complicità per il regicidio). Poco dopo, giardino, la Principessa sta piangendo e lui, non riconoscendola, le racconta dei suoi sentimenti repubblicani e di come abbia deciso di rimanere nel castello per amore della bambina (queste parole convinceranno Mary a fare di tutto per salvare il proprio matrimonio).
La servitù, dopo l’iniziale scombussolamento, decide di passare al contrattacco: Anna (Joanne Froggatt) e il marito mr, Bates (Brendan Coyle) chiudono a chiave mr. Wilson, danno un potente sonnifero a Corbett e, con una finta telefonata dirottano, tutti gli altri a Londra; la Patmore potrà così preparare la cena, che sarà servita dai camerieri del palazzo, guidati dalla Hughes che mette subito al suo posto la supponente Webb. La cena è un successo, leggermente offuscato dall’eccessivo entusiasmo dimostrato da Moseley di fronte alle congratulazioni dei reali.
Il re, intanto, comunica a Lord Berthie Hexham (Harry Hadden.Paton), marito di Edith, che avrà l’onore di accompagnare il Pricipe di Galles in un lungo viaggio di formazione; lui ne è entusiasta ma la moglie è disperata: è incinta e non vuole affrontare la gravidanza da sola. Violet affronta Maud ma la trova decisissima a lasciare i propri beni a Lucy; Isobel capisce che questa è la figlia segreta della nobildonna e riesce a far sì che in un colloquio chiarificatore le due si riappacifichino (del resto l’anziana Lady ha visto che tra Tom e Lucy è nato un amore e, quindi, le proprietà resterebbero in famiglia). La storia si conclude con un gran ballo dalla baronessa Valeranay (Marina Baibara) e lì ogni storia avrà il suo lieto fine.
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