Richiede almeno due ore di camminata il Festival del Verde e del Paesaggio, un anello in cui non ci si può perdere se non fosse che i fiori portano a sfarfallare a destra e a sinistra, in preda a una follia compulsiva.
All’interno di questa interessante cornice, attenta a salvaguardare la vita vegetale, ci sono compositori dell’arredo che mettono in mostra la propria idea, ci sono espositori quotati, ci sono tanti generi diversi di intendere il giardino. Di immaginarselo.
È sempre affascinante farsi cullare dai fiori, dalla loro bellezza. Lasciarsi corrompere dalle spezie. Assuefarsi al viola della Lavanda, lasciarsi travolgere dalla mania delle piante grasse, così piccole ma così piene di sorprese.
Al Festival del Verde e del Paesaggio sono rimasta colpita da un paio di spazi, uno probabilmente faceva parte del concorso Carpet Garden perché l’introduzione su pannello diceva appunto “il giardino rappresenta la tessitura di un tappeto in lavorazione” e credo che non sia solo una frase di grande ispirazione poetica ma un dato di fatto.
In realtà a guardare i fili correre tra le piante mi è sembrato realmente che, muovendoli, si potessero creare altre mille equilibri. Mi ha ricordato il gioco dell’elastico, quasi ne fosse una derivazione. Veniva spontaneo di saltarci in mezzo per vedere cosa succedeva, se in qualche modo, quell’intreccio di trame, potesse muovere i pensieri e le vibrazioni dell’aria. Secondo chi l’ha realizzato, sì.
Un altro tappeto interessante era quello occupato da centinaia di bottiglie di plastica che nel concetto moderno del riuso creativo sono andate a sostituire i vasi. Quindi una stravagante composizione si è mischiata alla linearità della messa a dimora delle bottiglie, tutte collocate nello stesso verso, tutte a formare un enorme rettangolo.
Insomma, il Festival del Verde e del paesaggio è un evento che prende sempre più corpo anno dopo anno e mette insieme i concetti del saper fare verde e della passione per le piante alla vita meravigliosa che sboccia da queste. Come un circuito chiuso. Non a caso forse l’anello floreale ricreato all’Auditorium si fa portavoce di un messaggio universale.
Della stessa Autrice:
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