Storie del Tevere - PhotoCredit: Emanuela Gizzi
Per la giornata mondiale dell’acqua mi vengono in mente due iscrizioni, la prima recita: “Qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma”, e si trova sulla pietra alla sorgente del Tevere; la seconda invece grida “La libertà d’un popolo è compagna all’acqua che vien qui da lei montagna” e si trova sulla targa intitolata ai poeti e nello specifico a Trilussa.
Ha ispirato tanto questo nostro fiume Tevere. Perfino i tanto criticati lucchetti d’amore, incatenati l’uno all’altro sopra i suoi ponti, che però come il fiume sono vittime di un fascino romantico che si rinnova.
È da sempre il filo conduttore di questa città caotica, trafficata, un lungo serpentone che unisce Roma nord e Sud. Tanto che un giorno, nemmeno troppo lontano, qualcuno pensò perfino di interrarlo e costruirci sopra una grande arteria, per evitare così gli ingorghi e creare nuovi posti auto, alleggerire le giornate ai pendolari e soprattutto dimostrarsi all’avanguardia. Anche se oggi sarebbe stata un’idea superata: ormai c’è chi studia di sorvolare il Tevere con delle macchine volanti, figlie di questa tecnologia avanzata e fin troppo futuristiche.
E poi se ti affacci a guardare l’acqua scorrere pensi invece alla semplicità della vita, che piano piano viene portata via, come la corrente che trascina anche i detriti, le buste che qualcuno ci ha buttato dentro. In una giornata mondiale dell’acqua il bene comune sono le persone che lo vivono.
E questo lungotevere ne ha di storie da raccontare: qualcuna la si scorge in lontananza, c’è chi ci vive, chi ci pesca, chi ci fa sport; qualcun’altra la si può leggere in un murales che contesta la nostra società o nelle tante scritte romantiche con cuori o cuori spezzati.
L’acqua sporca del Tevere nasce pulita dal Fumaiolo. È poi, lungo il percorso, che incontra la mano dell’uomo, il degrado, la mancanza di cultura e rispetto. La stessa acqua dove dei tuffatori sprint, ogni capodanno, si ribattezzano sfidando anche la sporcizia, perché il Tevere sembra così perfetto tra gli stornelli e le poesie romane, e allora ecco comparire Mr Ok il primo gennaio del 1966 e poi Marco Fois che continua una tradizione nata per stupire e unire.
Là dove Trilussa, Gioacchino Belli, Gabriella Ferri, Anna Magnani, Nino Manfredi e Alberto Sordi hanno composto e raccontato un pezzo di Roma, su quel fiume così famoso eppure incerto, ormai da anni parterre di festival e spettacoli, sempre più al centro della mondanità e anche del cuore della metropoli, ma teatro di inondazioni violente, incuria, baraccopoli.
Eppure l’acqua è il nostro organismo, siamo noi. La giornata mondiale dell’acqua serve per ribadire quanto necessarie siano le attenzioni verso i nostri lughi. E allora, dentro questa storia, lungo questo corso, sarebbe utile ripristinare la bellezza di un tempo, restituire al Tevere limpidezza, ridare linfa a una nostra vena, a quell’arteria mai per fortuna trasformata in strada carrabile, ma di certo Corso Popolare di tante vite.
Della stessa autrice:
Il Crèmera, un affluente del Tevere
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