…Mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia
non può passare al Frosinone
perché è convinto che nell’amaro benedettino
non sta il segreto della felicità
perché è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent’anni
perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati
malpagati e frustrati…
Rino Gaetano, autore della canzone Mio fratello è figlio unico, è stato, e lo è tutt’ora, uno dei cantautori italiani tra i più discussi e controversi. Nato a Cosenza il 29 ottobre del 1950, da una famiglia povera, ben presto è costretto a trasferirsi a Roma per via della malattia e del lavoro del padre, il quale prenderà servizio come portiere in uno dei palazzi del quartiere di Montesacro. Ben presto conosce e stringe amicizia con alcuni dei nomi più importanti della musica italiana quali: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. A differenza dei suoi amici e colleghi, Rino Gaetano non si è mai schierato politicamente, nonostante il contesto storico in cui è vissuto portasse a farlo.
Sì, perché questo cantautore esordisce durante quegli anni in cui l’Italia è deflagrata dalle lotte armate, dagli attentati terroristici, dalle bombe, dalle Brigate Rosse e Nere. Sono gli anni delle rivolte degli operai e degli studenti, ma anche della Banda della Magliana. In questo contesto storico-politico, Rino Gaetano canta di quella gente che lavora nelle fabbriche metalmeccaniche, di chi scende nelle piazze contro i politici corrotti o perché non riesce ad arrivare a fine mese. Molti dei suoi testi, all’epoca sono stati addirittura censurati per via dei nomi e cognomi di esponenti politici di quel momento!
Rino Gaetano con le sue canzoni è diventato la voce del popolo, degli ultimi. Sfortunatamente, però, il 2 giugno del 1981, un tragico incidente con l’automobile se lo è portato via a soli 31 anni. Ma, ancora oggi, la sua voce fa da sfondo a molte vite di giovani studenti o lavoratori che, come lui guardano verso la prospettiva di un mondo diverso, possibilmente meno corrotto.
Leggi anche: A mano a mano, quella sola e unica volta di Rino Gaetano
Mio fratello è figlio unico è il titolo di una delle più famose canzoni di Rino Gaetano, nonché del suo secondo album, pubblicata nel 1976. Alla base del testo c’è un concetto che fa da filo conduttore: la solitudine. Una solitudine derivante dal disagio e dall’emarginazione. L’intero testo, difatti, è un tripudio di elementi che caratterizzano l’uomo medio di quell’epoca, oltretutto non troppo distante dalla nostra. Si tratta di azioni e caratteristiche che, però, non appartengono al “protagonista” della canzone, in quanto non è una persona predisposta ad omologarsi. Il testo di Mio fratello è figlio unico si rivolge a chi rifiuta ogni legame con le mode del momento. Dissociandosi, in questo modo, dalla massa e divenendo, così, fratello-figlio unico di una società globalizzata. Una società che esclude e discrimina chi non cede all’omologazione.
Il fratello-figlio unico, quindi, è colui che ha la capacità di ragionare con la propria testa. Si tratta di quelle persone che preferiscono essere pecore nere, piuttosto che seguire il gregge. Oggi, come all’ora, però, la società “ben pensante” è più predisposta ad emarginare chi tiene un comportamento “normale”, dettato da un pensiero autonomo. In questo mondo, infatti, alzare la testa per difendere la propria persona e i propri ideali, rende disagiati, facendo cadere così nella solitudine che solo un fratello-figlio unico del mondo può provare!
…Mio fratello è figlio unico
deriso declassato frustrato dimagrito…
…Mio fratello è figlio unico
malpagato derubato deriso disgregato…
E ti amo Mario!
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