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One hundred bucks and few cents, l’arte e il denaro secondo Piotr Hanzelewicz

A Roma, a pochi passi dal Teatro Argentina, presso la “Galleria Rosso20sette arte contemporanea” , Piotr Hanzelewicz è in mostra con “ One hundred bucks and few centsfino al 24 aprile. La mostra ha due curatori d’eccezione: Fabio De Chirico e Giuseppe Capparelli, un testo in catalogo di Edoardo Marcenaro, con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma. Cento opere realizzate con dollari e opere su carta create, in maniera originalissima, con le monete da un centesimo.

E’ Piotr ha spiegare ai visitatori cosa rappresentano le sue opere :”Ogni banconota è uguale ad un’altra banconota. Inevitabilmente deve essere così. Ogni banconota deve essere unica e irripetibile”. George Washington è sempre lui ma sempre diverso, cambia la sua fisionomia, come dice l’artista, il Presidente appare turbato, triste, pensieroso, accigliato. E’ lì che il pensiero va all’arte, ai soldi, al legame antico e controverso tra due mondi che tanto hanno in comune, che li rende nemici e antagonisti.

Secondo Piotr Hanzelewicz, “Ogni banconota deve essere unica e irripetibile…”

I punti di vista di Giuseppe Capparelli e Fabio De Chirico

Giuseppe Capparelli, figura eclettica del contemporaneo italiano non ha dubbi: ”Sicuramente la questione è stata affrontata fin dall’antichità perché era ed è inequivocabile il rapporto che insiste fra artista e mercato, opera d’arte e denaro.

Molte certezze per Fabio De Chirico, in questa occasione in veste di curatore e critico d’arte, che affronta il tema dal punto di vista contemporaneo: ”Il tema della moneta nell’arte contemporanea e più in generale del rapporto tra arte ed economia è certamente centrale nelle declinazioni dei linguaggi visivi, già a partire dalle avanguardie. Non che non ci fossero esempi in precedenza – penso al tema degli ‘avari’ nella pittura del Seicento o ai ritratti dei grandi banchieri nella pittura europea moderna – ma la centralità della moneta, dell’elemento di scambio economico è certamente un portato dell’arte contemporanea”.

Un testo in forma di dialogo e di confronto che arricchisce di spunti e di riflessioni grazie all’acume ed alla penna di De Chirico e Capparelli.

Piotr Hanzelewicz è in mostra con “ One hundred bucks and few cents” fino al 24 aprile.

I punti di vista di Giuseppe Capparelli e Fabio De Chirico

Ritornando indietro nel tempo: “Si può ben dire che a percorrere la strada a ritroso l’arte sia stata sempre legata all’economia: il conio greco consentiva di riprodurre l’unico elemento riproducibile, ossia le monete, che recavano il simbolo della divinità da un lato e il valore economico dall’altro. Inoltre le opere d’arte sono state sempre associate ad un valore di mercato e utilizzate come “merce” di scambio: Baxandall che ha analizzato il funzionamento delle botteghe fiorentine del Quattrocento in relazione alla produzione e alla richiesta di opere d’arte, definiva il dipinto “un fossile della vita economica”, continua De Chirico nel ripercorrere la storia di questo antico rapporto.

Della stessa opinione Capparelli :” Il conio greco è un ottimo esempio da cui partire, storicamente fu Creso re di Lidia ad inventare le monete, che come ‘marchette’ presentavano un foro al centro per essere meglio conservate e non disperse. Le immagini impresse sulle monete dichiarano sicuramente il valore di una moneta, ma nella loro capacità di ‘viaggiare’ per vasti territori sono un veicolo, soprattutto propagandistico di potere; basti pensare ai ritratti degli imperatori in epoca romana. La moneta è rappresentazione del potere e contemporaneamente massmedia ante litteram”.

Piotr Hanzelewicz è in mostra con “ One hundred bucks and few cents” fino al 24 aprile.

Ma cosa spinge l’artista , cosa anima la sua sperimentazione e la sua ricerca?

Capparelli risponde: ”Io credo che il punto focale della ricerca artistica di Hanzelewicz si concentri decisamente sulla poetica del lavoro. Il denaro è il frutto del lavoro, la traccia o la griglia emergente dall’assemblaggio delle monete che l’artista fa evoca un alveare che è rappresentativo del mondo delle api, considerata come società produttiva perfetta”.

In sintonia De Chirico: ”Certo il sistema dell’alveare è stato più volte inteso come un paradigma di perfezione sociale, un modello sociologico anche applicabile. Tuttavia per tirare le somme – e siamo ancora a una metafora economicistica – il percorso delle opere in mostra ci invita a riflettere su quanto siamo invischiati nelle dinamiche di scambio nella società che stiamo costruendo, quanto siamo disposti a mettere in gioco e a che prezzo. Forse bisogna convenire che se il denaro ha un prezzo – e anche l’opera d’arte – ci sono delle cose che non sono monetizzabili, e non mi riferisco solo ai classici ‘valori’, ma alla creatività, alla fantasia, alla capacità di sognare, di desiderare. Piotr Hanzelewicz ce lo dimostra con le sue opere”.

La griglia emergente dall’assemblaggio delle monete che l’artista fa evoca un alveare

Le opere di Piotr

Ma le sue opere, in particolare quelle realizzate con i centesimi, per la precisione come già detto con un centesimo, fanno riflettere dopo essere state ammirate per originalità e la maniacalità. Piotr ha spiegato come le realizza: ”applico su un piano per circa un mese e mezzo su carta pregiata, le monete una vicina all’altra, in alcuni casi in griglie in altri casi solo affiancate, in un‘opera generando l’ossidazione con acqua e sale, in un’altra con acqua e aceto.

Quelle nelle griglie come citato dai curatori, richiamano agli alveari, la perfezione di queste creature e la loro laboriosità non ammettono errori, ma le grigie disegnate da Hanzelewicz ad un certo punto non sono più perfette, è possibile raggiungere la perfezione con errori? E poi quanto costava coniare un centesimo di euro, di più del suo valore , all’incirca 4 centesimi, la Zecca dal 1 gennaio 2018 non ne produce più, ma in circolazione ne esistono e come, mettendoli tutti insieme si parla di 7 miliardi di ramini ancora in circolazione.

One hundred bucks and few cents, l’arte e il denaro secondo Piotr Hanzelewicz

La mostra di Piotr Hanzelewicz pone delle domande ai visitatori

Sulla carta rimane la traccia, il disegno, il profilo, il peso, il tempo. Sui dollari tagliuzzati, frammentati, sezionati anche il motto “In God We Trust” viene messo alla prova. Il peso ed il valore reale dei soldi impresso sulla carta, la perfezione delle api e la perfezione di errori ripetuti, l’arte e il denaro, il simbolo del denaro per eccellenza il dollaro ma scomposto. L’arte può farci riflettere su molte cose, la sua originalità ci porta a vedere oltre e qualche volta senza una guida vediamo solo ciò che ci appare, la mostra di Piotr Hanzelewicz pone delle domande a noi visitatori, le sue opere sono uno strumento per trovare delle risposte e nel caso non fossimo interessati a scavare e ricercare potremmo sempre appellarci a “In God we Trust”.

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