“Non ci sono le condizioni per proseguire l’esperienza di sindaco a Sutri; la cecità e il disinteresse per il bene della città hanno superato ogni limite, per l’insensata spartizione di posti. Me ne vado da Sutri e dalla Tuscia che io amo più di loro, perché l’ho scelta, e non ci sono arrivato per nascita o per destino. Io non ho cercato di mortificarla per miei interessi, ma di innalzarla, per la dignità dei cittadini, e non per quella che loro chiamano maggioranza, ed è solo una forma di minorità. La dignità da tutelare è la loro, non la mia. Di Sutri, di una città bellissima e umiliata”. Così parlava Vittorio Sgarbi lo scorso 24 agosto.
Poi a settembre l’inaugurazione del Museo di Palazzo Doebbing e a ottobre quella di una miriade di strade, sentieri e piazze fino a quella dedicata martedì 16 ottobre alla memoria di Gian Marco Moratti: “Capitano d’industria e filantropo”. Non c’è dubbio che Sgarbi abbia il merito di aver in poco tempo ridato vita alle eccellenze culturali della città e create delle nuove che occupano la cronaca nazionale.
“Tutto quello che faccio è per far crescere questo splendido luogo al di fuori da ogni personalismo – afferma il sindaco Sgarbi. Sto cercando di far conoscere il paese a persone e personaggi che ne sapranno apprezzare la bellezza e che, anche con una sola visita, mettono in moto una strategia di marketing e comunicazione che può solo farci bene”. In questo quadro la cerimonia della titolazione di una piazza a Gian Marco Moratti.
A ricordarlo, l’amico di lunga data Luca Cordero di Montezemolo: “Una gran bella persona, Gianmarco è stata una persona per bene, un signore nel senso vero, più sociale, che ha saputo sempre rispettare gli altri. Con lui ho scoperto un compagno di battute. C’era sempre. Con un consiglio giusto, con scelte coraggiose, con stile, pacatezza di una vera persona civile”. Massimo Moratti, ex patron dell’Inter e fratello di Gian Marco Moratti, lo ha ricordato come uomo: “Gian Marco era una persona simpatica, allegra, molto buona. Aveva il piacere della vita. Era un vero sportivo. San Patrignano gli ha cambiato il carattere. Lo considero il vero fautore di San Patrignano, sostenuta in maniera economica ma soprattutto personale, sentimentale. Anche nel dolore che lo colpì nella sua ultima fase. Era umile. Voleva curarsi per non tradire gli altri”. E l’attuale presidente di San Patrignano, Piero Prenna: “Gian Marco per me è un vero faro di infinita saggezza, di bontà e umanità. Di rettitudine intellettuale e morale. La sua generosità, la sua umanità. San Patrignano è nata con Gian Marco Moratti, nel 1978, ed è imprescindibile pensare a San Patrignano senza Moratti. Da San Patrignano ventiseimila ragazzi hanno avuto modo di riprendersi in mano la propria vita. Io ero uno di loro e oggi sono rinato”.
Nel pomeriggio, nella sala comunale di villa Savorelli, è stata conferita la cittadinanza onoraria di Sutri a Letizia e a Massimo Moratti.
“Questa intitolazione è stata una riunione con Gian Marco. Noi siamo una famiglia. Questa giornata è l’inizio di un rapporto con questa città che voglio coltivare nel tempo” ha affermato Letizia Moratti.
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