Insomma, diciamo che a un tè con le farfalle, ci si aspetta di essere solleticati dalle ali di queste piccole e leggiadre creature mentre ci si rilassa, conversando con delle amiche del più e del meno. Ci si aspettano “centinaia di coloratissime farfalle e un giardino fiabesco”, così come cita il sito ufficiale di questo spazio privato ubicato in via Tirso, a Roma. E quindi le farfalle che svolazzano libere. Che entrano nel tuo spirito tra l’aria e il tè fumoso. E un ambiente, intorno, che richiami a una serra, con una luce cristallina di sottofondo, un ambiente artistico, profumato, con sfumature di colori tra il pastello e il verde brillante.
Invece purtroppo già dall’entrata l’emozione si smorza. Il piccolissimo camminamento, ornato di piante poco curate e fiori finti, illuminato da una fredda luce al neon, è tutto quel che offre il “Giardino”. Le Farfalle blu sono due e, di tanto in tanto, svolazzano sugli agrumi depositati nei piatti; mentre altre quattro, forse cinque farfalle, di color marrone, se ne stanno solitarie e addormentate sul fogliame intorno.
Subito dietro si accede alla sala-bar, ai tavolini da tè, alla zona sofà e a uno schermo gigante che proietta documentari sulla vita delle farfalle. In una nicchia, ancora più in fondo, si accede alla vetrata-laboratorio in cui i bachi si sviluppano. Ce ne sono molti appesi, altri si stanno formando nelle scatole di cartone, altri ancora, diventati falene, se ne stanno appesi in ceste di nylon trasparente.
La biologa, che ha poi spiegato i processi di vita e le caratteristiche corporee delle farfalle, è stata esaustiva nel definirne il ciclo e le abitudini, gli studi che ne seguono. Solo intorno a mezzogiorno ha ripopolato l’habitat con l’introduzione di una decina di falene che, ancora attaccate ai propri bachi, sono giustamente rimaste incollate al proprio limbo, in una sorta di dormiveglia.
Il tè, insomma, io e le mie amiche lo abbiamo sorseggiato senza alcuna farfalla intorno a farci il solletico. È un self-service, tra l’altro. La bustina te la consegnano all’ingresso, quindi per un po’ se ne sta muta nella tasca della giacca. Poi, quando hai fatto qualche foto, ti siedi per rilassarti ma capisci che non ci sarà alcun servizio, quindi ti rialzi e ti versi l’acqua calda nella tazza e, infine, ti risiedi al tavolino dove finalmente puoi tirare fuori la bustina e farla galleggiare.
I biscotti, piuttosto invitanti, sono in bella mostra dentro grossi contenitori di vetro, sul bancone del bar, ma non sono compresi nei dieci euro del biglietto d’ingresso, quindi li puoi solo guardare o ordinarli e pagarli a parte.
Il signore al bar, alla mia aria insoddisfatta, ha pensato bene di aggiungere altra delusione, dicendomi che forse mi ero creata un’immagine distorta del posto. È senza dubbio così, ma la definizione con cui si pubblicizzano “una cornice floreale di rara bellezza” trae piuttosto in inganno rispetto a ciò che poi realmente è l’offerta.
Per chi volesse un Tè con le Farfalle, comunque, fino al 2 aprile lo spazio è aperto. Magari portatevi i biscotti.
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