Il teatro è vivo. Torna il Roma Fringe Festival, il festival dedicato al teatro indipendente che ha appena reso pubblico il bando, aperto a compagnie e singoli artisti, per partecipare alla nona edizione.
Il 2020, annus horribilis, è appena passato e in questo inizio di nuovo anno l’emergenza pandemica non accenna ad attenuarsi, con l’incognita delle nuove varianti del virus che getta un’ombra di incertezza sulle nostre prospettive per l’immediato futuro. In attesa che la campagna di vaccinazione nazionale porti il nostro paese a raggiungere la tanto agognata immunità di gregge, la stretta del nuovo governo, che ha appena ricevuto la fiducia delle camere, sulle attività ritenute non essenziali appare tutt’altro che destinata ad allentarsi nelle prossime settimane.
Tra i settori che più hanno risentito delle limitazioni, il teatro e tutto il comparto dello spettacolo dal vivo sono senza dubbio ai primi posti di questa triste classifica. A parte una breve parentesi estiva (gestita, tra l’altro, in modo impeccabile dagli operatori), i teatri sono chiusi da quasi un anno e se alcune grandi realtà sono riuscite a sopravvivere grazie al sostegno del FUS (il Fondo Unico per lo Spettacolo gestito dal Ministero dei Beni Culturali), le piccole strutture, le compagnie, gli artisti, i tecnici e in generale le migliaia di addetti che lavorano in questo settore (327.000 secondo gli ultimi dati forniti dall’Inps, tra musica, teatro e danza, senza contare il lavoro sommerso) sono stati duramente, in molti casi irrimediabilmente, colpiti.
Tuttavia, e per fortuna, ci sono realtà che ancora resistono portando avanti con caparbietà un progetto che vuole dare attenzione e sostegno concreto al teatro indipendente e a chi lo fa. Una di queste è il Roma Fringe Festival, uno dei 240 Fringe nel mondo nati dalla cellula madre di Edimburgo. Abbiamo parlato con il suo direttore artistico, Fabio Galadini, che dal 2018 ha assunto la guida del festival, per provare a fare il punto sulla situazione del teatro in Italia e introdurre le novità di questa edizione 2021.
Qual è lo stato di salute del teatro, oggi?
Se vogliamo discutere sulla salute del teatro in Italia oggi, è opportuno parlare di un prima e di un dopo, ovvero prima della pandemia e dopo la pandemia. Lo spettacolo dal vivo era in profonda crisi prima ancora che questa sciagura ci travolgesse tutti. Era in crisi perché il sistema dello spettacolo dal vivo, dei teatri pubblici, di quelli privati e del FUS faceva acqua da tutte le parti e già aveva messo al tappeto molte piccole realtà, che poi sono la linfa vitale di questo settore. Diciamo che la pandemia ha scoperto il vaso di Pandora e portato a galla tutte le criticità. Ma quello che a noi interessa è il dopo, quando l’emergenza sarà finita e tutto dovrà riprendere. Cosa ne sarà allora dello spettacolo dal vivo?
Come si pone il Roma Fringe Festival in questo senso?
Il Fringe si mette in trincea, anzi in avanguardia, per cercare di capire esattamente qual è la condizione del teatro tentando di trovare quelle soluzioni che tengano conto della situazione di oggi ma mantengano lo sguardo dritto verso il futuro. Per questo, anche e soprattutto direi quest’anno, abbiamo confermato l’appuntamento con il FringeTalk, ovvero la nostra discussione con Ferruccio Marotti, che è un punto di riferimento imprescindibile per gli studi sul teatro.
I teatri sono chiusi da molto tempo, cosa ne pensi delle misure restrittive che sono state assunte in questi mesi e cosa farete se non dovessero riaprire in tempo per il vostro appuntamento?
Prima di tutto c’è la salute. La salute pubblica è una cosa fondamentale, se stiamo male o corriamo un alto rischio di ammalarci è ovvio che non possiamo fare niente. I provvedimenti presi certamente vanno nella direzione della salvaguardia, ma c’è stata a mio parere una disattenzione sulla chiusura dei teatri, perché a ben guardare i teatri sono stati luoghi molto sicuri, se non i più sicuri, lo hanno dimostrato dati alla mano. Diciamo che è difficilmente comprensibile perché i teatri, rispetto ad altre attività altrettanto importanti e significative, siano rimasti chiusi. Per quanto riguarda l’appuntamento con il Roma Fringe Festival, che si terrà dall’11 al 24 aprile, mi auguro che per quella data i teatri possano essere di nuovo aperti (l’ultimo DPCM ne ha sancito la chiusura fino al 4 marzo, ma è probabile che verrà prorogata n.d.r.). Ma se così non fosse, noi andremo comunque in scena utilizzando lo streaming. Perché l’obiettivo che ci siamo posti è quello di manifestare, comunque e in ogni caso, la nostra presenza. È fondamentale esserci, perché non esserci significherebbe abdicare, rinunciare. Le compagnie e i singoli artisti devono continuare a poter manifestare le proprie idee attraverso questa insostituibile lente d’ingrandimento sulla nostra società e su noi stessi che è il teatro, e lavorare per conquistare l’opportunità di andare in scena nella stagione 2021/2022. A quello dobbiamo guardare.
Confermate quindi la tournée italiana come premio per i vincitori?
Assolutamente sì, confermiamo l’importante supporto dei dodici teatri che aderiscono al progetto chiamato Zona Indipendente per offrire una concreta opportunità ai vincitori del Roma Fringe Festival di far conoscere il proprio lavoro. Ovviamente, è tutto condizionato dagli ulteriori sviluppi della pandemia che, purtroppo, non possiamo prevedere. Ma il nostro impegno c’è tutto.
Quest’anno però ci sono un paio di importanti novità, una di queste è la location. Come è nato il rapporto con il Teatro Eliseo?
Lasciatemi cogliere l’occasione innanzitutto per ringraziare il Palaexpo che ci ha messo a disposizione nei due anni passati lo splendido spazio della Pelanda, al Mattatoio. Quest’anno non è stato possibile riconfermare la location, ma siamo riusciti a ottenere un importantissimo risultato. A rispondere alla nostra chiamata è stato infatti uno dei più importanti teatri italiani, il Teatro Eliseo, che ci ha offerto la possibilità di portare il festival sul palco del Piccolo, da sempre palcoscenico privilegiato per le nuove drammaturgie, al cui prestigio noi speriamo di dare il nostro contributo. Riconfermato invece il rapporto speciale con il Teatro Vascello, che anche quest’anno ospiterà la finale prevista per il 26 aprile e poi la prima data dello spettacolo vincitore della nona edizione.
L’altra novità riguarda invece i linguaggi della messa in scena. Ce ne vuoi parlare?
Come ho detto, quest’anno andremo in scena in ogni caso, ovviamente rispettando i protocolli. Se i teatri dovessero restare chiusi, e tutti ci auguriamo che non accada, sfrutteremo lo streaming. Questa tecnologia che, per le ragioni che tutti conosciamo, si è imposta nell’ultimo anno anche all’attenzione di chi fa teatro, ci ha ispirato la nascita di una nuova sezione, che abbiamo chiamato FringeTube. Una sezione parallela al concorso principale, aperta a quei progetti inediti che, partendo dai linguaggi della scena, drammaturgia, regia, danza, recitazione etc, siano pensati e progettati per una esclusiva diffusione su piattaforme digitali. I progetti, quindi, non devono essere semplici adattamenti di spettacoli, ma lavori in cui i linguaggi della scena riescano a integrarsi con queste nuove forme di fruizione, ampliandole e verificandone le possibilità. Questo è un altro modo con cui il Roma Fringe Festival guarda al futuro senza rinunciare alla ricerca e senza confondere i piani, perché il teatro resta carne e sangue sulla scena.
Vogliamo allora ricordare gli appuntamenti e comunicare le possibilità di partecipazione?
Il bando è già online e scaricabile, sia in italiano che in inglese, sul nostro sito www.romafringefestival.it. C’è tempo fino al 20 marzo per iscriversi e presentare i propri progetti. L’appuntamento per la nona edizione del Roma Fringe Festival è, in ogni caso, dall’11 al 24 aprile al Teatro Piccolo Eliseo. La finale è il 26 aprile al Teatro Vascello.
Grazie.
Grazie a voi e buon teatro.
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