Si concludono stasera i 12 giorni di programmazione del Roma Fringe Festival edizione n.8 dal 6 al 17 gennaio alla Pelanda nel complesso dell’ex Mattatoio di Roma. 24 spettacoli, 4 ogni sera alternati su due palchi, messi in scena da compagnie provenienti da Italia, Svizzera, Inghilterra e Messico. Sul territorio nazionale, sono molte le regioni rappresentate: dalla Campania al Veneto, dalla Sardegna alla Lombardia passando per Emilia Romagna, Toscana e ovviamente Lazio dove la Capitale che ospita il festival è ben rappresentata da 11 titoli.
Roma Fringe Festival
Arrivano da Roma, da Padova, da Parma, da Cagliari, da Salerno, da Torino, a volte sono compagnie numerose e ben strutturate, altre volte sono singoli artisti che si spostano da una città all’altra con il proprio spettacolo chiuso in una valigia. Hanno due date a disposizione per far conoscere il proprio lavoro a pubblico e giuria, si fermano tre o quattro giorni e poi ripartono. Ma in quelle poche ore capita, a volte, che si stabilisca un legame, una connessione immediata, e quando arriva il tempo dei saluti, pare di dover dire addio a un caro vecchio amico. Perché durante il Fringe il tempo si dilata, due o tre settimane possono durare anni, si arriva alla fine ricordando con nostalgia quell’attore che si è conosciuto il primo giorno. “Ti ricordi…”
Questa simpatia, nell’accezione propria del termine, nasce probabilmente dal fatto che chi lavora al Roma Fringe Festival conosce e partecipa delle stesse difficoltà e problematiche, ma anche della stessa libertà espressiva, proprie del teatro indipendente. Ne conoscono tutti, e a fondo, gli aspetti positivi e quelli negativi perché lo frequentano da anni come attori, autori, registi e direttori di teatri.
Come Marco Zordan, attore e Direttore Artistico del Teatro Trastevere di Roma, responsabile tecnico del Roma Fringe Festival e parte dello staff fin dalla prima edizione: “Dal 2012 il Fringe si è inserito nel panorama off romano in maniera intelligente, forte e coraggiosa. Il festival rappresenta una grande opportunità per tutte quelle produzioni indipendenti che, senza fondi pubblici e senza grandi finanziamenti, tentano di portare in scena i propri spettacoli. Il fatto che gli operatori si siano da subito interessati alla vetrina che offre il Roma Fringe Festival è stato sicuramente utile per tutte quelle compagnie del panorama off indipendente che hanno partecipato in questi anni. Il Fringe è un festival che si svolge da decenni in molti paesi del mondo, è nato a Edimburgo prima degli anni ’50, è quindi sicuramente espressione duratura di un desiderio di esprimersi fuori dal coro.”
La libertà espressiva e la ricchezza dei generi portati in scena sono alcuni dei punti di maggior forza del Fringe. Dal teatro civile alla stand-up comedy, dalla drammaturgia contemporanea alla clownerie, una finestra spalancata sulla scena indipendente nazionale e non solo.
“La cosa che mi interessa di più del festival è la possibilità di fare un assaggio di quello che sta succedendo sul territorio nazionale a livello di teatro” dice Francesca Romana Nascè, attrice e responsabile della segreteria amministrativa del Roma Fringe Festival, anche lei parte dello staff dal 2012. “Nel corso degli anni le compagnie hanno proposto progetti di una qualità sempre maggiore, ma devo dire che già nelle prime edizioni si sono avute realtà interessanti, realtà che poi sono cresciute, anche grazie al festival, come Teatro Magro di Mantova che ha vinto il premio per il “Miglior Attore” nel 2012. Molte compagnie non si sono perse ma hanno continuato a lavorare e questo ci fa pensare che noi eravamo interessanti per loro ma anche che noi abbiamo avuto occhio a notare loro.”
Con l’introduzione, lo scorso anno, del premio di una tournée nazionale per lo spettacolo vincitore, il Roma Fringe Festival offre un’ulteriore possibilità alle compagnie di far conoscere il proprio lavoro, una possibilità concreta di crescita che per le realtà indipendenti appare vitale.
“Ci siamo accorti, in questi anni – continua Francesca – che tutti noi che facciamo teatro indipendente andiamo incontro alle stesse problematiche. A volte capitava di vedere idee molte belle ma poco sviluppate, si capiva che erano state poco provate, semplicemente per mancanza di fondi e quindi di possibilità di “rodare” lo spettacolo. Questo per me è sempre stato un colpo al cuore. Capivi che questa difficoltà per il teatro indipendente era ed è diffusissima: la mancanza di fondi e di strutture che accolgano gli spettacoli in residenza per dargli la possibilità di crescere. Il Roma Fringe Festival in questo momento offre una grande possibilità alle compagnie, quella di circuitare, ovvero di portare il proprio spettacolo nei teatri, che è la cosa più importante.”
Anche Raffaele Balzano, regista, autore e attore, responsabile della logistica per il Roma Fringe Festival, fa parte della squadra dalla prima edizione: “Devo dire che in questi anni c’è stata una bella evoluzione. Adesso siamo all’ottava edizione, la seconda invernale e credo che gli aspetti positivi dell’aver portato il Fringe in questa nuova dimensione al chiuso consistano soprattutto nella possibilità di focalizzarsi maggiormente sullo spazio teatrale senza dover pensare a tutto ciò che è esterno. All’aperto, in estate, abbiamo avuto molte soddisfazioni, c’erano molte persone che capitavano lì per caso e si fermavano. Nella dimensione interna c’è una prospettiva diversa, cioè io vado a teatro per vedere lo spettacolo. Devo dire che l’affluenza di questi due anni, soprattutto di quest’ultimo anno, è stata molto positiva, anche le compagnie che venivano da fuori Roma hanno avuto un buon pubblico e questo è un segnale molto importante.”
Per Marco, Francesca e Raffaele, il rapporto con le compagnie è fondamentale e immediato. “Io mi occupo della logistica, della programmazione e della gestione dell’accoglienza delle compagnie – prosegue Raffaele – quindi la mia faccia è la prima che incontrano. Questo tipo di ruolo mi ha sicuramente aiutato a trovare sempre una giusta connessione, a stabilire un certo rapporto con chi accolgo all’interno del festival. Questa edizione soprattutto, che affronto da neoquarantenne, quindi con un approccio più maturo, mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre edizioni, mi sento molto più sicuro nel rapporto con quelli che sono sostanzialmente miei colleghi, più sicuro e soprattutto molto più focalizzato sul mio ruolo.”
Il Fringe non rappresenta, quindi, solo una grande possibilità per le compagnie che vi partecipano ma anche un’occasione preziosa per chi ci lavora di crescere umanamente e professionalmente. Un’esperienza quasi totalizzante concentrata in due o tre settimane di lavoro in full immersion. Anche per questo, ogni anno, sono molti i volontari che chiedono di far parte dello staff. C’è Mauro, che viene dall’Argentina e vuole diventare cittadino italiano, che collabora al festival come assistente tecnico. C’è Louise, da Parigi, laureata in beni culturali e arrivata in Italia per una sorta di Grand Tour del ventunesimo secolo. C’è Giacomo, venuto appositamente da Milano. E poi c’è Francesca, che al Roma Fringe Festival sta facendo il suo tirocinio da specializzanda in Discipline dello Spettacolo all’Università “La Sapienza” di Roma.
“Sono stati dodici giorni molto intensi – racconta Francesca – soprattutto per una prima esperienza come nel mio caso, ma anche estremamente interessanti e produttivi. Ho imparato tantissimo e scoperto molte realtà, anche semplicemente parlando con le persone. La cosa bella di questo festival è la diversità che incontri, una parola che ultimamente trovi sulla bocca di tutti, ma qui veramente la puoi toccare, parlare e vedere in scena, recitata, ballata e cantata. Non ho potuto vedere molti spettacoli perché sono stata impegnata al botteghino, ma quelli che ho potuto vedere mi hanno affascinata per il modo in cui gli artisti hanno messo in scena i progetti più diversi, dal teatro popolare agli spettacoli più moderni. In quattro ore, anche una persona non esperta di teatro, può vedere rappresentati quasi tutti i generi. Ringrazio tutti per la disponibilità e gli insegnamenti.”
La sensazione che hai quando giungi al termine della programmazione è quella di aver creato una grande famiglia, fatta di persone che amano il teatro e di teatro vivono. Si prendono contatti, si fanno amicizie, possono nascere collaborazioni, perché il Roma Fringe Festival non è solo un concorso, ma una possibilità concreta di creare una rete tra tutti quelli che operano nel teatro indipendente. Per il suo bene.
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