Non è la prima volta che una storia si svolge al circo e non sarà nemmeno l’ultima
Aiaccio non era nato pagliaccio e non era nato per far ridere, così l’autore del testo del libro di cui vi parlo oggi: Biagio Russo, ci presenta il protagonista a cui Daniela Pareschi ha dato un volto, una vita, un ambiente, una luce.
Non si tratta di un libro illustrato, le immagini non sono per nulla l’illustrazione del testo e nemmeno il testo la didascalia dell’immagine. La prima cosa che colpisce aprendolo è proprio il contrappunto e la contemporaneità allo stesso tempo delle due componenti che fanno del libro una forma articolata di un linguaggio integrato proposta sul mercato da una casa Editrice piccola, coraggiosa e battagliera come ogni pioniere. È una storia e basta. Una storia di muscoli e di cuore, di forza e di tenerezza, di lacrime che diventano risate, di uomini e animali nella simbiosi del circo: il luogo dei nostri sogni di bambini dove si incontrano e si misurano i limiti delle possibilità umane e la convivenza con il mondo animale come fosse lo sfondo della stessa evoluzione umana che narra a se stessa la vita di una comunità che condivide un territorio: la terra.
Quanti ricordi il circo!
Quando l’intrattenimento era solo il sogno e il sentirsi acrobati volanti o forzuti, in grado di rompere catene e dominare le belve, era una fuga verso il surreale che finiva allorché le luci si accendevano verso l’uscita e l’aria fresca del pomeriggio inoltrato falciava dalle narici l’odore della paglia e del sudore. Il circo è storia, e Aiaccio, che non era nato pagliaccio, ma acrobata, è la storia di un percorso a ostacoli verso la felicità. Ve lo dicevo, no? È la storia della vita di ciascuno di noi raccontata attraverso un linguaggio che integra componenti simboliche a definire senso e significato di una rappresentazione. Il lettore la percepirà come indipendente dai personaggi e dalla scena, ma valida ed applicabile alla vita di ogni giorno di ogni adulto e di ogni bambino.
Se è vero che i confini del proprio mondo sono i confini del linguaggio che ciascuno è in grado di decodificare, allora è vero che questo libro, particolarmente adatto all’infanzia, trova la sua migliore e più efficace applicazione proprio nella interazione comune tra grandi e piccini. Interazione significa capacità di compenetrarsi in una componente intellettuale e fantastica fino a riuscire immaginarsi proiettati nelle pagine che Daniela Pareschi ha disegnato con straordinaria leggerezza e assoluta profondità filosofica.
Il circo ha le luci ed i colori dell’anticirco come in una collisione di energie immaginarie. Il lettore si troverà ad essere spettatore e artista del circo allo stesso tempo, proprio come succede al nostro Aiaccio, che non era nato pagliaccio, ma acrobata, quando assiste alle evoluzioni al trapezio della sua piccola Gipsy. Da attore a spettatore significa perdere di colpo la freddezza dell’azione in favore della passione apprensiva che sospende il fiato come quello che ciascuno di noi ha provato di fronte alla vita che ti cambia di ruolo e ti abitua a vedere le prospettive diverse del divenire umano.
In questa storia ogni piccolo particolare è una metafora surreale, ogni frammento della scena un segno. Il contratto con il lettore è chiaro: perdere il collegamento con i sensi per ritrovare la forza della poesia dove essere e significato sono fusi e coesi a svelare una verità dell’uomo che la vita tende a nascondere. Nulla è reale nelle ambientazioni di Biagio Russo e Daniela Pareschi, tutto è vero. Gli uomini possono essere più grandi o più piccoli degli elefanti a seconda del ruolo che hanno in quel momento nella storia, un gruppo di farfalle diverta forza trainante di un carrozzone al posto di un elefante che può permettersi di fare il funambolo in equilibrio su un filo proprio come succede nei sogni. Dicevo irreali ma veri, i personaggi, perché impegnati nello sforzo di raggiungere la felicità, insieme, anche in una dimensione diversa da quella immaginata, perché la felicità richiede impegno e lavoro, non si raggiunge con gioia, spensieratezza, irresponsabilità, essere felici è una attività costante, passa attraverso il dolore che gioca un ruolo essenziale nel percorso che porta alla conquista, la felicità contiene in sé due contrari che devono coesistere per esistere. La malinconia, la tristezza, che Daniela Pareschi disegna sono solo tappe intermedie di questo percorso di conquista.
I libri, in generale, rendono possibile vivere facendo esperienza. Non è la stessa cosa che vivere e basta, significa vivere confrontando quello che continuamente appare sotto i nostri sensi con il nostro bagaglio concettuale, con le astrazioni che permettono di cercare e proporre soluzioni che si adattino continuamente a nuovi scenari applicativi. Sembra strano dirlo, ma l’uomo si è evoluto rispetto alle altre forme animali perché è riuscito a “elevarsi” (è il termine usato da Darwin alla fine del suo trattato sull’uomo) sulle altre forme viventi ed a comprendere le ragioni della sua evoluzione. Questo è successo perché ha costruito lentamente, ma inesorabilmente, la capacità di astrazione, i concetti, che sono i reagenti stessi del processo di conoscenza. Così è diventato capace di comunicare attraverso la parola, le immagini, i suoni, costruendo linguaggi sempre più ricchi e sempre più complessi e articolati fino a dare una forma alle proprie emozioni e mettere altri sulla stessa lunghezza d’onda.
Quello che più rende questo libro un piccolo tesoro da tenere in casa è proprio l’ambiguità della conquista, se si tratti della sorte del nostro acrobata pagliaccio o se si tratti del nostro percorso di crescita, tra la prima e l’ultima pagina non è dato saperlo, certo è che se l’antica mitologia ha creato le forme della rappresentazione che sono il perno di riferimento permanente di tutta l’inventiva poetica e dell’allegoria filosofica questa viene continuamente proposta e reinventata dagli artisti affinché passi da una generazione all’altra in modo nuovo, comprensibile, accattivante, ma saldamente ancorato ai valori etici della nostra cultura. Credetemi questo libro cammina in questa direzione, leggerlo insieme ai piccoli della vostra famiglia farà di voi il nuovo cantastorie, li aiuterà a crescere e a pensare che anche quello che forse non è mai esistito serve. Se quello che non esiste vi piace chiamarlo “virtuale”, sappiate che è sempre esistito nelle mani degli uomini artisti.
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