C’est la vie – Prendila come viene: trama
Max Angely (Bacri) organizza matrimoni e vive con grande partecipazione il proprio lavoro; lo conosciamo mentre manda all’inferno due fidanzati (Pauline Clément e Sébastien Pouderoux), che volevano risparmiare troppo sugli antipasti e sugli addobbi. Il suo matrimonio è in crisi e lui ha una relazione segreta con la sua organizzatrice Josiane (Suzanne Clément), che però è stanca della situazione e vorrebbe che lui chiarisse con la moglie. Ora è in un castello preso in affitto per le nozze di Pierre (Benjamin Lavernhe) e Héléna (Judith Chemla) con tutta la sua equipe: oltre a suo cognato Julien (Macaigne),ex professore di Lettere, parzialmente guarito da una forte crisi depressiva e a Josiane che ha deciso di ingelosirlo, flirtando con il cameriere Patrice (Kevin Azais), ci sono la sua litigiosa alter ego Adèle (Haidara), sempre pronta a prendere a parolacce il tronfio animatore e disc jockey James (Lellouche), lo sbracato fotografo Guy (Rouve), accompagnato dal poco convinta stagista Bastien (Gabriel Naccache), il cameriere-prestigiatore (Sebastien Mossiere) non proprio abilissimo, il pavido capo-cameriere Henry (Antoine Chappey), l’inesperto combina guai Samy (Alban Ivanov), l’imperturbabile operaio Nabio (Kerreddine Ennasri) ), sempre pronto a chiosare con qualche ovvietà qualsiasi catastrofe, il navigato chef Bernard (Nicky Marbot) e i volenterosi ed ironici camerieri multietnici Roshan (Manmathan Basky), Seb (William Lebghil), Katir (Manickam Sritharar) e Nico (Jackee Toto).
Durante i festeggiamenti succede di tutto: Samy per rendersi presentabile attacca il rasoio elettrico alla presa del frigorifero, cosicché il piatto forte va a male, provocando malori a parte dell’equipe di James e Max, dopo aver fatto ingozzare gli ospiti di salatini, deve rimediare con i resti di un altro banchetto prestatati da un gentile collega (Sam Karman); Julien si accorge che la sposa è una sua ex-collega della quale è stato innamorato e, toltasi la divisa da lacchè, cerca di confondersi tra gli invitati; Guy, che non sopporta che gli ospiti facciano le foto con i telefonini, rompe lo smartphone di un invitato e, poi, con una app segnalatagli dallo stagista, rimorchia la madre (Hélène Vincent) dello sposo e si apparta con lei varie volte; lo sposo ammorba gli ospiti con un discorso interminabile; un ospite (Grégoire Bonnet) arrivato all’improvviso con una misteriosa valigetta, fa temere a Max un’indagine dell’Ufficio del Lavoro (molti dei suoi lavoratori non sono in regola) mentre è solo la persona con la quale era in contatto mail per la cessione dell’azienda (lui è stanco e vorrebbe smettere) cha ha portato l’offerta scritta; alla fine, poi, Adèle e James che reggono le corde di una mongolfiera alla quale lo sposo si è fatto legare per di terminare la serata con un volo amoroso, hanno un raptus reciproco, lasciano le corde e si baciano, facendo volare lontano il malcapitato, mentre Samy, equivocando i segnali, lascia partire i fuochi d’artificio contro gli ospiti, facendo, oltretutto, saltare la luce.
Max, esasperato, fa un duro discorso ai suoi e, dopo aver comunicato loro che lascia l’attività, si allontana, in tempo per ricevere una telefonata della moglie che gli comunica di amare un altro. Tornato al castello per prendere le proprie cose, trova una sorpresa: i suoi dipendenti extracomunitari e James hanno improvvisato un orchestrina, tutti gli invitati ballano felici e la sposa lo ringrazia per la splendida giornata. All’alba, finalmente libero, se ne va sottobraccio a Josiane, e, dopo aver gettato l’offerta di acquisto in un cestino, dà a tutti l’appuntamento per il prossimo matrimonio.
Il senso della festa (e del cinema)
Toledano e Nakache sono autori di commedie di successo, in particolare il campione di incassi miracolosi Quasi amici e anche con C’est la vie (curioso esempio dell’abitudine italiana di cambiare i titoli con una frase della lingua di origine, in Francia il titolo era il più congruente Le sense de la féte) hanno fatto centro: in casa ha incassato più di 23 milioni di euro ed è stato venduto in tutto il mondo. Alla buona riuscita del film ha certamente contribuito l’ottimo cast, con alla testa il grande Bacrì (compagno di vita e di lavoro di Agnes Jaoui, e co-autore e interprete, tra gli altri, di Parole, parole, parole e de Il gusto degli altri) ma, soprattutto la perfetta scrittura e realizzazione dei due registi, perfetti discendenti della grande tradizione francese della Comédie de Boulevard, la commedia borghese, che qui arricchiscono di note clownesche, con qualche rimando all’indimenticabile Hellzapoppin’. E’, inutile nasconderselo, uno dei tanti esempi di una cinematografia che funziona perché è in sintonia con il proprio pubblico. Tutti i discorsi dei nostri esperti (!) che cercano da anni di risolvere le difficoltà della nostra cinematografia con formule grottescamente sovietiche che mandino a forza gli spettatori in sala a vedere film che non gradiscono, cadono su questa semplice verità: il pubblico sceglie e se non sai intercettarne i gusti, gli incassi saranno sempre insufficienti. E’ banalissimo ma per molti addetti ai lavori è algebra.
Film di Eric Toledano, Olivier Nakache. Con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Gilles Lellouche, Vincent Macaigne, Eye Haidara Francia, Belgio, Canada 2017
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