Il grande omone dalla folta barba bianca e dal vestito rosso che ogni bambino aspetta tutti gli anni con grande emozione non è che l’erede di San Nicola, antico vescovo di Mira in Asia minore. Le origini del Babbo più famoso del mondo sono diverse da cultura a cultura.
Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale.
Invece il Babbo panciuto con il sacco pieno di regali nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.
Chi era San Nicola?
A differenza di Babbo Natale, però, San Nicola è realmente esistito. Nacque a Patara nel 270 e fu vescovo di Myra, in Licia (odierna Turchia). È una figura avvolta nel mistero, ma indizi archeologici dicono che è vissuto realmente: il suo nome compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325).
Non essendoci notizie certe sulla vita di Nicola i biografi ricostruirono la sua storia arricchendola di elementi presi dalle vite di altri santi. Figlio unico di ricchi genitori, pare che fin da piccolo avesse manifestato i segni della sua santità: il mercoledì e il venerdì, infatti, poppava una sola volta al giorno, per rispettare l’astinenza prescritta dalla Chiesa cristiana. Non gli toccò una morte spettacolare, da martire: pare che si spense in pochi giorni, di vecchiaia, tra il 345 e il 352. E come aveva fatto in vita, anche da morto prese le difese della sua comunità, regalando ai fedeli un olio profumato dai poteri miracolosi che sgorgava dalle sue reliquie, conservate nella cattedrale di Myra fino all’XI secolo (e portate via dai baresi nel 1087).
Tra il VII e l’VIII secolo la sua fama ebbe una svolta quando, il suo santuario di fronte alle coste divenne il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore. Divenne così un santo internazionale. Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania.
Portatore di doni
Parallelamente si sviluppò una storia arricchita di nuovi episodi che lo hanno dipinto come portatore di doni. Uno dei più famosi è la storia delle tre fanciulle, particolarmente diffusa nell’XI-XII secolo: commosso dalla sorte di tre ragazze povere che il padre meditava di far prostituire, per tre notti Nicola gettò loro attraverso la finestra aperta altrettanti sacchi d’oro (poi simboleggiati nell’iconografia con palline d’oro) come dote per farle sposare. Questa storia diede a Nicola la fama di generoso portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità.
Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo, ovvero il 6 dicembre.
Da dove viene il suo legame con i bambini?
Il suo rapporto speciale con i bambini nasce da una macabra storia medievale. Una notte tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda; l’oste e sua moglie li accolgono volentieri perché hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti. Il racconto circolava prevalentemente nelle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti.