Dark Crimes – Trama
Film di Alexandros Avranas. Con Jim Carrey, Robert Wieckiewicz, Agata Kulesza, Charlotte Gainsbourg, Marton Csokas USA, Polonia, Gran Bretagna 2016
Tadek (Carrey) è considerato ironicamente dai suoi colleghi – corrotti dal precedente regime comunista – “l’ultimo poliziotto onesto in Polonia” ed è in crisi: in un caso precedente è stato accusato di aver costruito delle prove false ed ora sta terminando la carriera tra le scartoffie del commissariato. Anche la sua vita privata va a rotoli: la moglie Marta (Kulesza) non ne sopporta più il maniacale attaccamento al lavoro, aggravato dalla cupezza del suo attuale stato lavorativo e sua madre (Anna Polony) è malata e gli chiede – ogni che lui va a trovarla – di non lasciarla morire da sola.
Ascoltando dei brani del libro di prossima uscita dello scrittore Kozlov (Csokas), vi associa il ricordo di un delitto irrisolto di qualche anno prima: il cadavere di un cliente abitale di The Cage, un locale nel quale veniva praticato sado-maso estremo, era stato trovato incaprettato in un bosco e il romanzo racconta un delitto identico con particolari che solo la polizia e l’assassino conoscevano. Incoraggiato dall’unico amico che ha, il collega Piotr (Vlad Ivanov), e affiancato dal giovane Victor (Piotr Glowacki) riprende il filo della vecchia indagine e, raccolte prove sufficienti, arresta lo scrittore all’uscita di una conferenza stampa di presentazione del nuovo romanzo.
Durante l’interrogatorio Kozlov è sprezzante, rifiuta di chiamare un avvocato e quando accetta di sottoporsi al test della verità, durante il quale si proclama ancora innocente, il tecnico (Piotr Stramowski) conferma che, secondo la macchina, non avrebbe mentito; rilasciato, lo scrittore accusa il poliziotto di averlo picchiato e di aver costruito prove contro di lui. La superiore di Tadek, Malinowska (Kati Outinen), lo invita alla prudenza – oltretutto il caso era stato curato, ai tempi dell’omicidio, da Greger (Wieckiewicz), ora Capo della Polizia – ma lui è sicuro delle proprie intuizioni e lei gli consente di continuare, ufficiosamente, le indagini. Con l’apparato tecnico fornitogli, sottobanco, da Piotr, Tadek va a casa della donna di Kozlov, Kasia (Gainsbourg) – un ex-ragazza della Cage, drogata e fragile – per piazzarvi dei microfoni ma, mentre è lì, vede – forse non visto – i due amanti fare sesso con dolorosa rabbia. Mentre procede con le indagini, si accorge di essere seguito e, pedinando Kasia, scopre che si reca a casa di Greger.
Ormai sicuro di aver messo alla luce un pesante scandalo (The Cage era frequentato anche da Greger, che aveva tutto l’interesse a chiudere in sordina il caso) va dalla ragazza e, minacciandola di farle togliere – per via della droga – la figlia Hanna (Julia Gdula), ottiene la sua testimonianza che incolpa dell’omicidio Kozlov. Questi viene arrestato e con lui Greger, Piotr diventa Capo della Polizia e lui viene riabilitato ma la verità è da un’altra parte e lui è destinato a scoprirla troppo tardi.
Chi ha incastrato Jim Carrey?
Da che esiste, Hollywood ha ingaggiato registi promettenti da tutto il mondo (possiamo citare, a caso, Michael Curtiz, Alfred Hitchcock, Douglas Sirk, Fritz Lang, Billy Wilder, Jean Renoir, Jules Dassin, Kenneth Branagh, Milos Forman, Paul Verhoeven, Andrej Konchaolowskij, Timur Bekmambretur Bruce Beresford, Peter Weir, George Miller, Richard Lester, John Woo, i fratelli Pang, Guillermo Del Toro, Alfonso Cuaron, Alejandro Inarritu e gli italiani Gabriele Muccino e Luca Guadagnino) e le prime due opere del greco Avranas – il fantascientifico Without e, soprattutto, il dolorosissimo e premiatissimo (Leone d’argento a Venezia) Miss Violence – hanno convinto di affidargli la regia del noir tratto da un articolo su The Newyorker . Gli orrori descritti nel pezzo dall’autore David Grann hanno, evidentemente, richiamato le insopportabili asprezze dell’orco protagonista di Miss Violence ma l’operazione non è riuscita.
Intanto, nella sua opera seconda Avranas – dipanando con splendida, brutale e sfrontata verità una storia di incesti e pedofilia – ha raccontato l’agonia del suo Paese, distrutto dalla crisi economica e dalla antropofagia di un Europa disumanizzata; mentre Dark Crimes è un noir tutto sommato tradizionale (quanti poliziotti in crisi e sopraffatti dall’hammettiano Istinto della caccia abbiamo incontrato in letteratura ed al cinema?). La scelta, poi, di affidare il ruolo di Tadek a Jim Carrey non ha certo migliorato il risultato. Molti anni fa Giuseppe Marotta, nella sua veste di critico cinematografico de L’Europeo, scriveva a proposito del celebrato Glenn Ford: “Non metterei dieci lire in quella bocca a salvadanaio”. Ora, non è il caso di essere così severi con il (forse) sopravvalutato Carrey ma qui è certamente fuori ruolo (in alcuni momenti – quelli in cui dovrebbe mostrarsi sopraffatto dall’asprezza degli eventi – sembra Ace Ventura che ha provocato l’ennesima catastrofe), è surclassato dal villain professionista Csokas (The Equalizer) e non certo aiutato da una Gainsburg meno espressiva del solito e da un regista attento a portare a casa la pelle in un operazione che, evidentemente, non lo convinceva affatto.
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