EditorialeGiulia Farnese 500 anni dopo

Giulia Farnese 500 anni dopo

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Non era solo bella, ma soprattutto abile, assennata e furba, come poche in quegli anni d’oro della storia d’Italia, appannaggio di soli uomini, sia Signori che Pontefici, con pochi scrupoli ma tanti meriti, specialmente nell’arte.

Parliamo di Giulia Farnese, il cui omaggio nel V° Centenario della sua morte (1524-2024) è dovuto e doveroso in tempi come i nostri, in cui le donne stanno consolidando un ruolo chiave nel contesto sociopolitico del paese.

Figlia di Pier Luigi Farnese, signore di Capodimonte, e di Giovannella Caetani, Giulia Farnese nacque nel 1475 trascorrendo i primi anni tra Canino e Capodimonte; alla morte del padre fu obbligata, a soli quattordici anni, a sposare Orsino Orsini, signore di Vasanello, ma ben presto si trasferì a Roma con la suocera Adriana De Mila, che ne favorì la controversa relazione clandestina con Rodrigo Borgia, eletto pontefice l’11 agosto 1492 con il nome di Alessandro VI.

Dopo gli anni che l’hanno vista costretta ad essere la moglie di Orsino Orsini, la concubina del papa e chiacchierata sorella del cardinale Alessandro Farnese, nel primo decennio del Cinquecento Giulia divenne finalmente la domina del feudo di Carbognano, un borgo della Tuscia venduto nel 1494 da Alessandro VI all’Orsini in cambio-è lecito sospettarlo-del silenzio sulla relazione intrapresa con la moglie.

A Carbognano Giulia si conquistò il potere di decidere per sé, esprimendo in piena autonomia abilità di governo e inclinazioni culturali: fece restaurare il castello interessandosi personalmente al programma iconografico, caratterizzato da elementi decorativi tipici della celebrazione dinastica farnesiana, finanziò la costruzione della chiesa di Santa Maria della Concezione, promosse attività agricole e commerciali.

La sua bellezza passò alla storia come un mito in quanto il suo ritratto, leggendario e sconosciuto, non è stato tramandato. Alcuni studiosi imputano la mancanza della ritrattistica legata a Giulia Farnese al fratello Alessandro che, nel 1534, a dieci anni dalla morte di Giulia, ascende al soglio pontificio col nome di Paolo III.

Secondo le ricostruzioni la dignità della famiglia Farnese non poteva essere oscurata e infangata dal ricordo di Giulia, legata in modo morboso al vecchio Papa che la volle come amante.

Giulia Farnese la Bella
Immagine di Giulia Farnese la Bella, prodotta attraverso l’AI da Stefano Pastori per la trasmissione TV “Due ruote un cuore-La Storia in bici” con Image Creator AI (DALL-E)

Si crede quindi che Alessandro Farnese abbia decretato una sorta di damnatio memoriae ai danni della sorella, facendo si che ogni ritratto di lei scomparisse per sempre.

Papa Farnese non poté far nulla contro la pittura che indirettamente ritraeva Giulia; ovvero contro quei pittori che ne avevano conservato la bellezza nella memoria e ne avevano fatto modello per i loro dipinti. Così la figura della dama, disonore di casa Farnese, assunse nel tempo le sembianze di Madonne, Sante e Vergini.

Nella Sala dei Santi dell’appartamento Borgia il Pinturicchio, nel 1492, ritrasse Giulia nelle vesti della Madonna, mentre dona il bambinello offerente al Papa Alessandro VI Borgia.

Un tema ricorrente che riguarda i ritratti indiretti di Giulia Farnese è il “Ritratto di dama con liocorno”. Opera realizzata nel 1505 da Raffaello. Il ritratto, sembra possa essere riferibile a Giulia Farnese.

Il V° Centenario della morte di Giulia che cade quest’anno rappresenta l’occasione per avviare una restitutio memoriae, conferendo alla nobildonna l’identità storica e biografica che le è propria, offuscata per secoli da un cliché critico e storiografico che l’ha rievocata unicamente per la sua proverbiale bellezza o per il discusso legame con papa Borgia. Al contrario, Giulia fu uno dei personaggi più rappresentativi del primo Rinascimento italiano, artefice silenziosa dell’ascesa e del consolidamento dei Farnese a Roma, abile e sagace donna di potere.

L’iniziativa per ricordare il V° Centenario della morte di Giulia Farnese è partita da una cordata di volontari della cultura guidati dal gruppo consolare di Viterbo del Touring Club Italiano con l’Università della Tuscia, l’associazione Le Triolè e il Comitato promotore per il V° Centenario Giulia Farnese.

La sezione viterbese del Touring Club Italiano, insieme a varie Istituzioni pubbliche e private, tra le quali l’Università della Tuscia, ha ricordato Giulia Farnese con due repliche della performance musical teatrale nella chiesa del Gesù a Viterbo giovedì 7 e venerdì 8 novembre u.s., mentre sempre venerdì 8 novembre u.s. a Roma, nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, si è svolto l’Evento Celebrativo, con alcuni passaggi cruciali della sua vita, tramite una selezione ragionata di letture tratte da documenti della sua biografia: il rapporto con la famiglia, peraltro originaria della Tuscia Viterbese, il viaggio a Pesaro al seguito di Lucrezia Borgia, la controversa relazione con il pontefice Alessandro VI, la lunga stagione trascorsa nel feudo di Carbognano.

La relazione introduttiva  è stata tenuta del Senatore Pier Ferdinando Casini.

Alle voci di Stefano Nazzaro e Fosca Speranza si sono alternati brani vocali e strumentali tratti dal repertorio degli italiani Bartolomeo Tromboncino, Marchetto Cara, Guglielmo Ebreo e dei francesi Guillaume Dufay e Antoine Busnois, nonché brani di compositori anonimi presenti in antologie musicali rinascimentali: danze, frottole, villanelle e strambottibeseguiti dall’ensemble rinascimentale dei Furiosi Affetti.

La voce di soprano è stata quella di Francesca Proietti, accompagnata alla viella da Erica Scherl, al consort di flauti dolci da Paola Giuffré e al liuto da Edoardo Blasetti. Sia nella chiesa del Gesù a Viterbo che in Senato a Roma, la performance in onore di Giulia Farnese la Bella è stata conclusa da un intervento di Umberto Laurenti.


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