PersonaggiVere storie di vita salvate dalla NBA!

Vere storie di vita salvate dalla NBA!

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“I want to thank Coach Thompson… for saving my life!” Queste sono le parole che aprono il discorso di induzione alla Basketball Hall Of Fame di Allen Iverson, uno dei più talentuosi, e allo stesso tempo controversi, giocatori NBA di sempre.

Grazie Coach

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Allen Iverson e il Coach Thompson (http://www.timesfreepress.com)

“Grazie Coach Thompson, per avermi salvato la vita, togliendomi dalla strada e dandomi l’opportunità di giocare quando nessuno credeva in me”

Questo è il ringraziamento, mentre il discorso viene più volte interrotto dalle lacrime, di Iverson al suo allenatore dell’università di Georgetown (WSH). Ovvero colui che lo prese con forza dalla strada, mentre la sua vita giungeva ad un bivio: diventare una stella della pallacanestro o continuare la vita di strada con la gang del quartiere, rischiando di finire in carcere o addirittura ucciso.

La storia di Allen Iverson e Coach Thompson è solo una delle tantissime “vite” del basket americano. Un mondo in cui migliaia di talenti crescono in quartieri difficili e l’unica cosa che li tiene lontani dalla droga o dalla criminalità è giocare a basket, sperando in una chiamata dai piani superiori.

La mamma è sempre la mamma

Purtroppo non è così semplice, a volte si tratta di pura fortuna, a volte la fortuna viene “aiutata” dalla famiglia. Mamme single che si trovano a crescere figli da soli e fanno di tutto per allontanarli dal brutto giro: ad esempio la mamma di Rasheed Wallace. Quata coraggiosa donna portò via con la forza suo figlio dalla strada per iscriverlo alle superiori. Al coach della scuola disse queste parole : “mio figlio è veramente bravo, dovrebbe farlo giocare, però mi raccomando: lo prenda a schiaffi. Ci saranno occasioni per farlo, glielo assicuro. Gli farà bene!”

Nessuno tocchi il piccolo Rose

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Il coach Calipari e Derrick Rose(https://ftw.usatoday.com)

Altre volte il grandissimo talento che i ragazzi hanno sul campo da basket li aiuta a rimanere fuori dai guai. Pensate a Derrik Rose, guardia dei T’Wolves ed ex MVP coi Chicago Bulls, la sua storia ha dell’incredibile!

Siamo nella Chicago dei primi 2000, precisamente nel distretto di Englewood, uno dei peggiori quartieri della città. Qui spaccio e omicidi sono nella vita di tutti, ma tra le gang del quartiere esisteva solo e soltanto una regola: vietato vendere droga al piccolo Rose e non toccarlo per nessun motivo!

Il perché di questa scelta? Sin da piccolo Derrik Rose ha dato sfogo al suo talento nel gioco in una città dove i Chicago Bulls sono una vera e propria religione. Perciò ogni persona del quartiere, comprese le gang, pensava che Derrik Rose sarebbe stato il futuro dei Bulls e avrebbe portato alla città ventosa una nuova età dell’oro cestistica come con Michael Jordan.

Vorremmo raccontare solo storie a lieto fine, ma purtroppo tanti non ce la fanno ad affrontare la difficile vita di quartiere e moltissimi ragazzi dei distretti difficili, dove niente viene regalato, neanche il diritto di andare a scuola, devono crescere in fretta e sono abituati a combattere per qualsiasi cosa sin da piccoli, rendendoli anche sul campo da basket dei veri e propri lottatori.


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