EditorialeIn ricordo di Walter Pedullà

In ricordo di Walter Pedullà

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Ho appreso da un post di Andrea Di Consoli pubblicato su Facebook la scomparsa del Prof. Walter Paedullà-insigne Saggista, Storico e Critico Letterario, Giornalista-avvenuta al termine di una lunga malattia legata al morbo di Parkinson.

Un dolore grandissimo, perchè motivato non solo dalla stima immensa che ho sempre portato per la Sua sterminata produzione storico-critica durata oltre settant’anni, ma perchè la Sua figura, il Suo magistero resteranno per sempre legati ai miei giovanili anni di studente della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.

E proprio in quegli anni cosi detti “di piombo”, caratterizzati da violenti e spesso sanguinosi scontri tra Studenti e Forze dell’Ordine anche all’interno della Città Universitaria, scelsi di triennalizzare Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea con il Prof. Pedullà, con un programma per non frequentanti che contemplava lo studio di ben diciotto testi, tra i quali “Il Romanzo del Novecento” di Giacomo De Benedetti-di cui Padullà fu allievo alla Facoltà di Lettere dell’Università di Messina-”La letteratura del benessere”, ”Il morbo di Basedow, ovvero dell’Avanguardia” e altri.

Ero solito portare agli esami tutti i libri sui quali avevo studiato, ma portarne diciotto costituiva un problema logistico di non poco conto. Alla fine, scartate altre fantasiose ma poco praticabili alternative, optai per una Samsonite 48 ore che riuscì a chiudere con non poche difficoltà.

Con quel prezioso e sudatissimo bagaglio, mi presentai al cospetto del Prof. Pedullà, che, meravigliato non poco, mentre mi accingevo a predisporre sulla cattedra parte dei diciotto volumi, mi fermò chiedendomi: “Ma li ha studiati proprio tutti?” “Di cosa vorrebbe parlarmi?”

Parlai di Italo Svevo e della critica che ne fa Giacomo De Benedetti nel suo “Il Romanzo del Novecento”. Pedullà mi ascoltò con estrema attenzione, annuendo spesso tra il compiaciuto e il meravigliato, concludendo “Trenta e Lode!”. Poi aggiunse, quasi in tono confidenziale: “Conservi questi libri, non se ne disfi, vedrà che in futuro Le torneranno utili”. Profetiche e sagge parole. Caro Professor Pedullà tutti quei diciotto Libri sono ancora al loro posto, come cinquant’anni fa, nella mia libreria con tutti i testi universitari e la mia collezione di Programmi Teatrali dalla fine degli anni Sessanta ad oggi.

Perchè anche l’amore per il Teatro mi ha sempre unito al Professor Pedullà che dal 1995 al 2001 è stato presidente del Teatro di Roma e Presidente della Rai-Radiotelevisione Italiana dal febbraio 1992 al luglio 1993.

Nato a Siderno (Reggio Calabria) il 10 ottobre 1930, Walter Pedullà si laureò in lettere all’Università di Messina, dove fu allievo di Giacomo De Benedetti. Dal 1958 ha insegnato letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università “La Sapienza”, dove per otto anni è stato assistente del suo maestro e poi suo successore nella stessa cattedra.

Era professore emerito dal 2005 e padre di Gabriele Pedullà, docente universitario di letteratura italiana. Giornalista professionista dal 1962, Pedullà è stato critico letterario del quotidiano ‘L’Avanti!’ dal 1961 al 1993, collaborando in seguito con ‘Il Messaggero’, ‘L’Unità’, ‘Italia Oggi’ e ‘Il Mattino’.

Ha diretto con Nino Borsellino la “Storia generale della letteratura italiana”, in dodici volumi, edita nel 1999 da Rizzoli e Motta. Per l’Istituto Poligrafico dello Stato ha diretto la collana di classici ‘Cento libri per mille anni’ (due interamente curati da lui – uno su Italo Svevo, un altro su narratori e prosatori del Novecento – e due in collaborazione con altri: uno sul saggio del Novecento e uno sulla poesia e il teatro del Novecento). E ha anche diretto due riviste da lui fondate nel 2000: ‘Il Caffè illustrato’ e ‘L’illuminista’.

Intellettuale militante di sinistra di cultura socialista, è stato a lungo membro presidente o membro delle giurie di numerosi premi letterari (Strega, Viareggio, Campiello, Mondello, Scanno, Pen Club, Flaiano, Bari, Penna, Pisa, Aquileia, Coni, Latina, Oriente-Express, Trulli, Crotone, Vibo, Padula, Siderno, Palmi, Locri, Gela, Messina, Taranto, ecc.).

Walter Pedullà è stato con Elio Pagliarani, Luigi Malerba, Giorgio Manganelli e Angelo Guglielmi tra i fondatori della Cooperativa Scrittori, della quale è stato vicepresidente. Ha diretto la casa editrice Lerici, ha curato per Rizzoli l’edizione delle opere di Stefano D’Arrigo in cinque volumi e volumi di Italo Svevo, Corrado Alvaro, Antonio Pizzuto, Jolanda Insana, oltre ad aver introdotto decine di volumi di saggistica e poesia.

Per i Meridiani di Mondadori ha curato un’antologia delle opere di Malerba. Ha vinto tra gli altri i premi Vittorini, Borgese, Giusti, Locri, Melfi, Adelphi, Regium Juli, Siderno, Cortina, Montesilvano ed ha ricevuto il premio speciale di letteratura in occasione dei Premi Flaiano 2021 per il libro “Il pallone di stoffa. Memorie di un nonagenario”, Rizzoli, 2020.

E’ stato nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana per meriti culturali.

Pedullà è autore di numerosi libri di saggistica letteraria, tra cui monografie su Savinio, Gadda, Palazzeschi, Debenedetti, raccolte di saggi centrati su temi generali del Novecento come il futurismo, la neoavanguardia, la comicità, la controcultura, il fantastico, la questione meridionale, l’emarginazione.

La sua bibliografia comprende i volumi: cato “Giacomo Debenedetti, interprete dell’invisibile” (2015) e “Il mondo visto da sotto” (201“La letteratura del benessere” (1968); “La rivoluzione della letteratura” (1973); “L’estrema funzione” (1975); “Alberto Savinio scrittore ipocrita e privo di scopo” (1979; nuova edizione con il titolo “Alberto Savinio”, 1991); “Lo schiaffo di Svevo” (1990); “Le caramelle di Musil” (1993); “Sappia la sinistra quello che fa la destra” (1994); “Crisi globale, pane duro e dolce fantasia” (1994); “La narrativa italiana contemporanea, 1940-1990” (1995); “Carlo Emilio Gadda” (1997); “I titoli” (1999); “Le armi del comico” (2001); “Il Novecento segreto di Giacomo Debenedetti” (2004); “Quadrare il cerchio. Il riso, il gioco, le avanguardie nella letteratura del Novecento” (2005); “E lasciatemi divertire! Divagazioni su Palazzeschi e altra attualità” (2006); “Per esempio il Novecento. Dal futurismo ai giorni nostri” (2008).

Nel 2011 ha pubblicato la sua autobiografia letteraria e di critica militante “Giro di vita. Autobiografia di un intellettuale”, mentre è del 2013 “Racconta il Novecento. Modelli e storie della narrativa italiana del XX secolo”, saggio in cui ripercorre le vicende culturali e i mutamenti che hanno segnato il periodo da D’Annunzio al postmoderno. Di recente ha pubblicato “Giacomo Debenedetti, interprete dell’invisibile” (2015) e “Il mondo visto da sotto” (201″La letteratura del benessere” (1968); “La rivoluzione della letteratura” (1973); “L’estrema funzione” (1975); “Alberto Savinio scrittore ipocrita e privo di scopo” (1979; nuova edizione con il titolo “Alberto Savinio”, 1991); “Lo schiaffo di Svevo” (1990); “Le caramelle di Musil” (1993); “Sappia la sinistra quello che fa la destra” (1994); “Crisi globale, pane duro e dolce fantasia” (1994); “La narrativa italiana contemporanea, 1940-1990” (1995); “Carlo Emilio Gadda” (1997); “I titoli” (1999); “Le armi del comico” (2001); “Il Novecento segreto di Giacomo Debenedetti” (2004); “Quadrare il cerchio. Il riso, il gioco, le avanguardie nella letteratura del Novecento” (2005); “E lasciatemi divertire! Divagazioni su Palazzeschi e altra attualità” (2006); “Per esempio il Novecento. Dal futurismo ai giorni nostri” (2008).

Tra i suoi tantissimi volumi desidero ricordare come esplicativo del suo metodo l’imponente “Racconta il Novecento”, avvincente avventura umana e letteraria lungo tutto il così detto “secolo breve”, in cui le storie, i linguaggi, le tecniche e gli stili della letteratura italiana si intrecciano con quelli delle altre letterature europee, seguendo modelli importati (Joyce, Proust, Kafka) o autoctoni (Pirandello, Svevo, Bontempelli, Tozzi, Campanile, Primo Levi, Pizzuto, Pasolini, Zavattini, Alvaro, Landolfi, Moravia, Brancati, Ortese, Morante, Fenoglio, Calvino, Lamopedusa).

Caro Professor Pedullà, Lei che amava affermare “Aspetto l’alba, augurandomi che mi porti una società più civile di quella che vedrò nel corso della giornata” sapesse quanto i Suoi Libri mi siano stati viatico e conforto in tutti questi convulsi anni che abbiamo attraversato, e ancora…

Mentre li sfioro lentamente con la mano, vorrei che quella carezza arrivasse anche a Lei, per salutarLa un’ultima volta e ringraziarLa sempre per la Sua altissima Testimonianza di Vita e Letteratura.

Un forte abbraccio a Gabriele Pedullà.

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