Quel fiume Tevere che è una vena del nostro corpo, oggi, nella giornata mondiale dell’acqua, ci grida in faccia la sua sofferenza
Quell’arteria mai realizzata sarà sorvolata dalle macchine volanti?
Per la giornata mondiale dell’acqua mi vengono in mente due iscrizioni, la prima recita: “Qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma”, e si trova sulla pietra alla sorgente del Tevere; la seconda invece grida “La libertà d’un popolo è compagna all’acqua che vien qui da lei montagna” e si trova sulla targa intitolata ai poeti e nello specifico a Trilussa.
Ha ispirato tanto questo nostro fiume Tevere. Perfino i tanto criticati lucchetti d’amore, incatenati l’uno all’altro sopra i suoi ponti, che però come il fiume sono vittime di un fascino romantico che si rinnova.
È da sempre il filo conduttore di questa città caotica, trafficata, un lungo serpentone che unisce Roma nord e Sud. Tanto che un giorno, nemmeno troppo lontano, qualcuno pensò perfino di interrarlo e costruirci sopra una grande arteria, per evitare così gli ingorghi e creare nuovi posti auto, alleggerire le giornate ai pendolari e soprattutto dimostrarsi all’avanguardia. Anche se oggi sarebbe stata un’idea superata: ormai c’è chi studia di sorvolare il Tevere con delle macchine volanti, figlie di questa tecnologia avanzata e fin troppo futuristiche.
E poi se ti affacci a guardare l’acqua scorrere pensi invece alla semplicità della vita, che piano piano viene portata via, come la corrente che trascina anche i detriti, le buste che qualcuno ci ha buttato dentro. In una giornata mondiale dell’acqua il bene comune sono le persone che lo vivono.
E questo lungotevere ne ha di storie da raccontare: qualcuna la si scorge in lontananza, c’è chi ci vive, chi ci pesca, chi ci fa sport; qualcun’altra la si può leggere in un murales che contesta la nostra società o nelle tante scritte romantiche con cuori o cuori spezzati.
Ridiamo luce al Tevere
L’acqua sporca del Tevere nasce pulita dal Fumaiolo. È poi, lungo il percorso, che incontra la mano dell’uomo, il degrado, la mancanza di cultura e rispetto. La stessa acqua dove dei tuffatori sprint, ogni capodanno, si ribattezzano sfidando anche la sporcizia, perché il Tevere sembra così perfetto tra gli stornelli e le poesie romane, e allora ecco comparire Mr Ok il primo gennaio del 1966 e poi Marco Fois che continua una tradizione nata per stupire e unire.
Là dove Trilussa, Gioacchino Belli, Gabriella Ferri, Anna Magnani, Nino Manfredi e Alberto Sordi hanno composto e raccontato un pezzo di Roma, su quel fiume così famoso eppure incerto, ormai da anni parterre di festival e spettacoli, sempre più al centro della mondanità e anche del cuore della metropoli, ma teatro di inondazioni violente, incuria, baraccopoli.
Eppure l’acqua è il nostro organismo, siamo noi. La giornata mondiale dell’acqua serve per ribadire quanto necessarie siano le attenzioni verso i nostri lughi. E allora, dentro questa storia, lungo questo corso, sarebbe utile ripristinare la bellezza di un tempo, restituire al Tevere limpidezza, ridare linfa a una nostra vena, a quell’arteria mai per fortuna trasformata in strada carrabile, ma di certo Corso Popolare di tante vite.
Della stessa autrice:
Il Crèmera, un affluente del Tevere
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