MostreMeraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento

Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento

Autore del contenuto

Vittore Soranzo, prelato veneziano alla corte di Clemente VII, nel giugno del 1530 scrive a Pietro Bembo: Dovete sapere che Sebastianello nostro veneziano ha trovato un secreto di pingere in marmo a olio bellissimo, il quale farà la pittura poco meno che eterna”.

Sebastianello è Sebastiano del Piombo, e da quel “secreto” si è dispiegata, alla Galleria Borghese di Roma, la mostra “Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento”, terminata da pochi giorni.

Con la cura di Francesca Cappelletti, direttrice del museo, e di Patrizia Cavazzini, l’esposizione ha presentato al pubblico oltre sessanta opere in cui la superficie della pietra non è mero supporto fisico della creazione artistica, ma ne diviene parte costitutiva, con precisi valori cromatici e allegorici. Ad aprire la mostra un prologo cinquecentesco, in cui la pittura su pietra prende forma di ritratto, come quello di Filippo Strozzi eseguito da Francesco Salviati su marmo africano (1550 ca), o di Cosimo de Medici, attribuito a Bronzino (1560 ca), su porfido, simbolo per eccellenza di potere imperiale.

“Fino a poco tempo fa, spiega Patrizia Cavazzini,si pensava che l’invenzione della pittura su lavagna da parte di Sebastiano fosse di poco successiva al Sacco di Roma del 1527, ma può anche darsi che il pittore avesse già da prima iniziato la sua sperimentazione. Sicuramente quello che succede all’indomani del Sacco, è che viene messa in evidenza la fragilità della pittura, soprattutto rispetto alla scultura. Dunque dipingere su pietra diventa il modo per donarle eternità. In realtà, il dipinto su pietra si rivelerà tutt’altro che eterno, ma si tratta di un artificio retorico assai importante.

Nel Cinquecento, il tema del paragone fra le arti è centrale, così come il valore simbolico che le pietre assumono nel genere del ritratto, alludendo alla forza di carattere e al valore morale del soggetto raffigurato. Nel Seicento, la moda del ritratto su supporto litico si affievolisce, si predilige il racconto di storie, si modifica il formato, che diviene più piccolo, e cambiano i materiali.

Fino al tardo Cinquecento vengono utilizzati soprattutto, oltre che porfido e marmo, pietre scure, mentre dal primo Seicento si recuperano grandi quantità di marmi di scavo, alabastri, corniole, lapis, e si usano questi frammenti, soprattutto di Roma antica, da una parte con l’intento di cristianizzarli attraverso immagini sacre, dall’altro, per propagare nel mondo l’idea di romanitas.Difatti questa tipologia di opere era sovente utilizzata come dono diplomatico.

Altra caratteristica del XVII secolo è l’uso delle “pietre figurate”, come l’agata e l’alabastro, in cui possiamo leggere immagini di fiumi, città, figure umane, paesaggi rocciosi. Penso, ad esempio, a “Ruggero libera Angelica dall’orca” dipinto a olio su alabastro da Filippo Napoletano. Da qui viene l’idea che il pittore entri in gara con la natura, senza che né l’arte né la natura vengano sopraffatte. È la perfetta unione della mano dell’uomo e della pietra creata da Dio”
.

Oltre ai prestiti provenienti da musei internazionali e collezioni private, molte sono state le opere di proprietà della stessa Galleria Borghese inserite nel percorso espositivo, come illustrato dalla direttrice Cappelletti: Stiamo lavorando, con questa e con le precedenti esposizioni su Reni e Tiziano, sui temi della natura e del paesaggio, anche per mostrare in che modo essi si innestino nella storia della Galleria di Porta Pinciana. Ad esempio, ad Antonio Tempesta, fiorentino virtuoso ed eclettico, sono riferiti una serie di dipinti su pietra paesina e su altre pietre di diverso colore, un tempo nella Collezione Borghese e ora dispersi. Ne abbiamo uno, magnifico: un ovale dipinto su entrambi i lati, abitualmente in deposito per motivi conservativi, che esporremo con grande orgoglio.
Sempre di collezione Borghese, e ancora nelle raccolte del museo, è il “Cristo morto” (1616) di Alessandro Turchi detto l’Orbetto. Realizzato su lavagna, sulla sua superficie lucida viene a specchiarsi il volto del riguardante, che entra così a far parte della scena religiosa.

Queste opere di superba fattura, assieme ad altre, come i commessi di pietre dure della bottega di Cosimo e Giovanni Castrucci, saranno esposte in un allestimento molto accurato, che offrirà la possibilità di osservare gli oggetti da vicino e, per quelli più minuti, con lente di ingrandimento. Con questa esposizione vorremmo riguadagnare una modalità di fruizione lenta e attenta, così come lenta e attenta è stata l’esecuzione da parte degli artisti. Nostro desiderio è che il pubblico possa ammirare lentamente, accarezzandoli con lo sguardo, questi oggetti davvero senza tempo”.

Con oltre 60 opere provenienti da musei italiani e stranieri e da importanti collezioni private, Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento ha saputo raccontare, oltre all’ambizione all’eternità delle opere d’arte, del dibattito critico di un’epoca sensibile alla gara tra pittura e scultura, e anche di materiali primordiali, estratti dalle miniere, del loro percorso avventuroso fino alle botteghe degli artisti e fino al loro posto nelle collezioni, che diventano nuovi luoghi di questi dibattiti, in palazzi e ville sempre più ricchi di arredi, calamite per la produzione di beni di lusso.

Il percorso, articolato in otto sezioni, iniziava con LA PIETRA DIPINTA E IL SUO INVENTORE, una necessaria premessa cinquecentesca che dimostra quanto l’uso di metalli e marmi come supporto alla pittura, la rendesse non solo capace di vincere il tempo, come la scultura, ma anche di rendere durevole la memoria di un personaggio: ce lo rivelano opere come il Ritratto di Filippo Strozzi (1550 c.) di Francesco Salviati, su marmo africano; quello di Cosimo de Medici (1560 c.) attribuito al Bronzino, su porfido rosso; o ancora il Ritratto di Papa Clemente VII con la barba (1531 c.) di Sebastiano del Piombo.

A partire dai primi decenni del Seicento, a seconda dei contesti geografici, la scelta dei materiali oscilla tra l’esigenza di garantire la conservazione delle opere e l’interesse per la capacità di questi materiali di evocare il soggetto stesso, di confrontarsi con l’Antico e con le altre arti, partecipando alla costruzione del significato dell’immagine.

Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento 2

Nella sezione UNA DEVOZIONE ETERNA COME IL MARMO, accanto a opere simili a talismani, alle quali era talvolta attribuito un potere magico di protezione dai mali fisici e spirituali, e dedicate alle immagini incorruttibili della devozione – spesso parte degli arredi delle camere da letto dei cardinali, come l’Adorazione dei magi (1600 – 1620) su alabastro di Antonio Tempesta o la Madonna con il Bambino e San Francesco (1605 c.) di Antonio Carracci dipinta su rame – troviamo dipinti su alabastro, lavagna, marmo di Carlo Saraceni, Orazio Gentileschi, Il Cavalier d’Arpino e molti altri.

Accanto a queste, una piccola parte dedicata a FERMARE LA BELLEZZA ha raccolto tre immagini femminili del pittore toscano Leonardo Grazia dedicati a Ebe, Lucrezia e Cleopatra, realizzati nella prima metà del Cinquecento, due dei quali su lavagna; mentre nella sezione ANTICO E ALLEGORIA si potevano trovare opere su marmo, lavagna e pietra di paragone, tutte dedicate a temi della poesia come l’Andromeda del Cavalier d’Arpino e l’Inferno con episodi mitologici di Vincenzo Mannozzi. Lucidi e scintillanti, gli sfondi dei dipinti riflettono come specchi l’immagine dello spettatore che, mentre la osserva, entra a far parte dell’opera.

UNA NOTTE NERA COME LA PIETRA comprendeva i dipinti su pietre scure (pietra di paragone, lavagna o marmo belga) che sfruttano il nero del supporto per ambientare scene notturne e per far risaltare le finitura dorate; mentre nelle sezioni DIPINGERE CON LA PIETRA e PIETRE PREZIONE E COLORATE, i sorprendenti fondali offerti dalla pietra paesina e la preziosità di supporti come il lapislazzulo, usato per il mare e il cielo, vengono esaltati dall’intervento dell’artista: anche in questo caso il colore e le screziature delle pietre contribuiscono alla composizione dell’opera e a suggerire significati.

Sono spesso opere di artisti dalla formazione fiorentina, che sperimentano il supporto lapideo non solo in chiave di eternità della pittura, ma per evidenziare le possibilità decorative della materia.

È in questo contesto che si distingue Antonio Tempesta, singolare figura di raccordo fra Firenze e il mondo nordico. Pittore e incisore di grande fortuna durante il pontificato di Paolo V, il Tempesta è maestro nel trasformare con pochi e sapienti tocchi di pennello la pietra paesina in edifici, paesaggi e marine. Sono questi i dipinti «fatti dalla natura e aiutati con il pennello» in cui si sfidano la capacità creativa del pittore e quella natura.

La discussione sulla durabilità delle opere d’arte si era inserita nel dibattito sul paragone tra scultura e pittura, ma nel corso del Seicento si infittisce il gioco fra arti sorelle: gli scultori usano marmi colorati e i pittori dipingono su pietra, mentre metalli e legni preziosi concorrono alla creazione di oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, dalle forme architettoniche complesse e adorni di piccole sculture, rilievi e pittura.

Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento 3

A questi oggetti, nei quali diversi tipi di marmi e di pietre dure sono impiegati per generare tensione con lo scopo stesso dell’oggetto, come nel caso dell’orologio che si confronta con lo scorrere inafferrabile del Tempo, e più spesso per il loro valore e per la stupefacente fattura, è stata dedicata la sezione LA COLLEZIONE E IL COLORE DELLE PIETRE, che introduce alla presenza delle pietre colorate nelle collezioni aristocratiche romane. Questo prologo spettacolare ha comporeso anche oggetti attualmente parte della collezione Borghese, come il Tavolo in pietre dure di ambito romano della Sala XIV oppure il Tabernacolo della Cappella con una stupefacente cornice di pietra dura, e oggetti appartenuti alla famiglia come il monumentale stipo conservato al Getty Museum e tornato per l’occasione nei suoi luoghi di origine.

Hanno arricchito il percorso le statue con inserti policromi della Galleria, che generano un necessario confronto con i marmi colorati antichi, argomento che di certo non era estraneo alla concezione delle arti e dell’allestimento della collezione del cardinale e della sua corte, e che la mostra Meraviglia senza tempo mira a far comprendere nella sua unità. Una unità visiva ricca di variazioni e di sfumature.

La mostra è stata accompagnata da un catalogo edito da Officina libraria, con introduzione di Francesca Cappelletti e testi, tra gli altri, di Patrizia Cavazzini, Piers Baker-Bates, Elena Calvillo, Laura Valterio, Judy Mann e Francesco Freddolini.

Arricchisce il senso della mostra la pubblicazione Alla ricerca dell’eternità. Dipingere sulla pietra e con la pietra a Roma. Itinerari, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini, edito da Officina libraria, che ripercorre luoghi significativi di Roma, spesso poco noti, specialmente chiese ma anche palazzi aristocratici, dove si conservano pale dipinte su pietra e in cui la ricchezza di marmi policromi e di mosaici crea virtuosi effetti coloristici. Dipingere sulla pietra e dipingere con la pietra, dunque. Un itinerario che conferma quanto queste pratiche fossero diffuse a Roma in quegli anni e che trasferisce al lettore il significato e le ricerche della mostra, oltre la sua chiusura e oltre le mura della Galleria.


Siamo una giovane realtà editoriale e non riceviamo finanziamenti pubblici. Il nostro lavoro è sostenuto solo dal contributo dell’editore (CuDriEc S.r.l.) e dagli introiti pubblicitari. I lettori sono la nostra vera ricchezza. Ogni giorno cerchiamo di fornire approfondimenti accurati, unici e veri.
Sostieni Moondo, sostieni l’informazione indipendente!
Desidero inviare a Moondo una mia libera donazione (clicca e dona)

GRATIS!!! SCARICA LA APP DI MOONDO, SCEGLI GLI ARGOMENTI E PERSONALIZZI IL TUO GIORNALE



La tua opinione per noi è molto importante.
Commento su WhatsApp Ora anche su Google News, clicca qui e seguici



Potrebbe interessarti anche:





Siamo una giovane realtà editoriale e non riceviamo finanziamenti pubblici. Il nostro lavoro è sostenuto solo dal contributo dell’editore (CuDriEc S.r.l.) e dagli introiti pubblicitari. I lettori sono la nostra vera ricchezza. Ogni giorno cerchiamo di fornire approfondimenti accurati, unici e veri.
Sostieni Moondo, sostieni l’informazione indipendente!

Desidero inviare a Moondo una mia libera donazione (clicca e dona)



La tua opinione per noi è molto importante.
Commento su WhatsApp
Ora anche su Google News, clicca qui e seguici



Potrebbe interessarti anche:

Iscriviti alla nostra newsletter gratuita

Rimani sempre aggiornati sugli ultimi approfondimenti.
Lascia il tuo indirizzo mail, seleziona i tuoi interessi e ricevi gratuitamente sulla tua casella di posta la prima pagina di Moondo con le notizie più interessanti selezionate per te.