Shark – Il primo squalo – Trama
Un modernissimo batiscafo con a bordo Jaxx (Rose) e i suoi uomini – DJ (Page Kennedy), The Wall (Olafur Darri Olafson) e Toshi (Masi Oka) – scende nel Pacifico, vicino alle coste cinesi, per convalidare la teoria del dottor Zhang (Chao), secondo cui quelle acque sarebbero più profonde del Fosso delle Marianne. Quando però la navicella arriva a toccare il fondo, qualcosa la urta non consentendone il rientro, mentre i suoi occupanti hanno solo poco tempo di autonomia di ossigeno.
Nella nave-laboratorio che guida la missione nasce una discussione su come intervenire: il ricercatore Mac (Cliff Curtis) propone di rivolgersi al suo amico Jonas Taylor – specialista di fondali marini ed ex-marito di Jaxx – ma il dottor Heller (Robert Taylor) è contrarissimo perché, a suo dire per vigliaccheria, in una precedente operazione di salvataggio assai simile, non aveva portato indietro tutti i dispersi ed inoltre, proprio in seguito al trauma per quell’episodio, si era messo a bere, vivendo alla giornata in Thailandia. Mac convince Morris (Wilson), il finanziatore dell’operazione, che Jonas è l’unico in grado di portare a termine una missione così rischiosa. Jonas all’inizio non intende ragioni: nell’ultima missione ha visto qualcosa di mostruoso che lo aveva costretto a salvare solo una parte delle persone ma tutti lo credono vigliacco e alcolizzato; quando, però, apprende che nel batiscafo c’è la sua ex-moglie accetta l’incarico. Quando scende in mare vede che un enorme squalo è in agguato sul fondo; riesce ad agganciare il batiscafo e a salvare solo tre degli occupanti mentre Toshi, consapevole dell’impossibilità di sbarcare tutti nella navicella di Jason, si sacrifica. A bordo Suyin (Li), la scienziata figlia di Zhang, lo aggredisce, incolpandolo della morte dello scienziato giapponese ma gli altri testimoni le chiariscono l’accaduto e lei va a scusarsi nella sua cabina, trovandolo nudo (e la cosa non sembra dispiacerle). Poco dopo sua figlia Meying (Shuya Sophia Cai), giocando in una galleria della nave, viene aggredita dal mostro che lascia i segni dei denti sulle pareti trasparenti del cunicolo e a questo punto tutti decidono di andare a catturare il bestione.
La prima spedizione sembra avere successo ma quando issano sulla nave il gigantesco corpo un altro megalodonte li attacca: quello che avevano ucciso era la femmina di una coppia. A questo punto, con la nave distrutta, i superstiti decidono di rientrare e Morris si impegna a chiamare le autorità portuali cinesi perché distruggano il mostro ma, invece, all’insaputa degli altri, si fa portare in elicottero sopra il tratto di mare nel quale compare lo squalo e getta varie cariche esplosive; tutto quello che ottiene è di uccidere una balena e di essere divorato dal megalodonte. Ora il mostro si dirige verso una spiaggia affollatissima di bagnanti e Jason, mentre Suyin lo distrae con urla registrate di delfini, lo abbatte definitivamente.
A megalodo’, te do ‘n mozzico ‘n testa!
Non ci sarebbero particolari ragioni per dilungarsi su questo film se non fosse l’assoluto campione di incassi di questo scorcio di stagione. L’argomento non è certo nuovissimo: oltre al fortunatissimo Lo squalo (1975) di Spielberg, capofila di una serie di sequel anche apocrifi (compreso Il cacciatore di squali – 1979 – del grande Castellari), ricordiamo Quattro bastardi per un posto all’inferno (1969), pasticcio a budget bassissimo dell’altrimenti geniale Samuel Fuller, l’assurdo Sharknado (2013) con gli squali che fanno scempio di passanti nelle strade di New York, mentre nel 1999 in Blu profondo gli squali si ribellano ad essere usati per esperimenti contro l’Alzheimer (!), il successo del film a basso budget Open water (2003) – coppia dispersa in mare in balia degli squali – ha creato due mediocri sequel (Alla deriva – Adrift del 2003 e Open water 3 – Cage drive del 2017) e un clone come Paradise beach – Dentro l’incubo del 2013. I megalodonti poi hanno una loro library: si va da Mega Shark vs/ Giant Octopus (2009), filmetto di serie B con la cantante Debbie Gibson e lo specialista di action Lorenzo Lamas al suo sequel Mega Shark vs/ Crocosaurus fino a Megalodon del 2014. Certo, a parte il film di Spielberg, abbiamo elencato prodotti a basso-bassissimo budget mentre Shark – Il primo squalo è costato 150 milioni di $, Turtletaub è un regista di buon mestiere (Intinct, Il mistero dei templari, L’apprendista stregone), la sceneggiatura è basata sul libro dell’autore di best-seller Steve Alten e Stathman è un garanzia di azione ed ironia ma il successo del film sembra essere soprattutto nel fatto di essere una coproduzione con il fiorentissimo mercato cinese; questo non solo garantisce fortissimi incassi in Cina ma anche impone un prodotto, da un lato, di alto valore produttivo e, dall’altro, un racconto estremamente semplice ed essenziale negli snodi psicologici; questa sembra essere la chiave: mentre, ridicolmente, abbiamo letto contestazioni sulla credibilità scientifica (sic!) del plot, il pubblico se ne frega e si diverte senza problemi a vedere Strathman abbattere, quasi a cazzotti, il mostraccione preistorico. Come nel buon cinema di una volta (quello che affascinava Nando Moriconi e i suoi amici in Un giorno in pretura: “Americà, facce Tarzan!”).
Film di Jon Turteltaub. Con Jason Statham, Bingbing Li, Rainn Wilson, Ruby Rose, Winston Chao USA – CINA 2018
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