EditorialeTha Supreme: “23 6451” della catarsi

Tha Supreme: “23 6451” della catarsi

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In questo momento in Italia un qualsiasi under 25 o un semplice conoscitore della musica di tendenza sa chi è Tha Supreme o per lo meno sa della sua esistenza. Se infatti prima dell’uscita del suo disco di debutto vi erano scuse sull’ignoranza di tale artista, ora non si hanno più giustificazioni. La nuova stella di casa Machete (l’etichetta discografica fondata da Salmo, En?gma ed Hell Raton) è sulla bocca di tutti e nel bene o nel male non si può fare a meno di parlare di lui. Questo tipo di personaggi, citando Steve Jobs “possono essere amati o denigrati ma non li si può ignorare”.

Tha Supreme: "23 6451" della catarsi
Copertina dell’album dal titolo “23 6451” ( Le Basi)

Sul conto della persona dietro al nome d’arte si sa ben poco e proprio per questo lui stesso ha deciso di proporre nel suo album, dal titolo “23 6451” da leggere come “Le basi”, un autoritratto ambiguo. Spensierato in un momento e malinconico subito dopo, Tha Supreme riesce a raccontare un mondo che dondola fra l’immaginario del rapper di successo e le problematiche di un diciottenne sensibile ed emotivo. Ma perché riesce a essere così magnetico? In fin dei conti racconta molte situazioni topiche trattate già molte volte: depressione giovanile, droghe, il brutto rapporto con la scuola, la voglia di rivalsa e l’impossibilità in certe situazioni di riconoscere i veri amici dagli “infami”. Qual è la sua formula segreta?

Un punto di svolta

Partiamo subito con il dire che Tha Supreme non è “un rapper o un trapper o dancer o trapster o flexer” citando la diciassettesima traccia “7rapper ma1” del disco, ma un’anomalia inspiegabile. Si parla infatti di un cantautore/produttore che nasce in un contesto in cui il Rap e la Trap la fanno da padrone e lo influenzano molto, ma la giusta definizione è quella di un grosso “fenomeno Pop”. L’ultima volta che dei giovani come Supreme erano riusciti a creare un taglio netto fra il prima e il dopo loro nella musica italiana si fa riferimento a Sfera Ebbasta e Ghali. Precedentemente lo fecero i Club Dogo, prima ancora Fabri Fibra e Mondo Marcio ai tempi dei primi contratti con le major discografiche. Prima ancora infine i Sangue Misto (penso di non dover aggiungere altro).

Musica di tendenza ma difficile da comprendere

La caratteristica fondamentale di Tha Supreme è quella di riuscire a rendere popolare uno stile musicale che paradossalmente è difficile da apprezzare e comprendere fino in fondo. Il forte sperimentalismo del cantautore (denominazione volutamente neutra) è infatti portato all’estremo in ogni traccia. Melodie orecchiabili sono accompagnate da suoni distorti, vocalismi elettronici e metriche che rendono spesso poco comprensibili le parole. Nonostante tutto, questo ragazzo è apprezzato anche dalle giurie più intransigenti, ma il target dell’artista sono senza alcun dubbio i giovani.

Valvole di sfogo

La potenza della sua musica sta nella funzione catartica che essa riesce ad avere su di essi e questo avviene per due motivi. In primo luogo, le produzioni movimentate scatenano, per via dei suoni usati, una reazione spontanea che porta chiunque a scatenarsi o semplicemente ad andare a tempo con il piede. Ciò è la diretta conseguenza di una ricercatezza di suoni che, anche se molto sperimentali, sono senza alcun dubbio scelti proprio per il raggiungimento di tale obiettivo. La voglia di sfogarsi attraverso il movimento dei giovani va a braccetto con questa atmosfera che in qualsiasi momento vuole esprimere il movimento, la voglia di essere sempre carico, non stare mai fermo. Parlando ora del cantante e non del produttore, la seconda motivazione è da ricercare nei testi.

Le tematiche di Tha Supreme trattano in particolare della sua vita. Chi ascolta la sua musica può ascoltare i suoi flussi di coscienza, immedesimarsi e in certi casi anche ritrovarcisi. Ciò che colpisce di quello che dice non è però cosa ma come lo dice. I testi, che evidentemente nascono successivamente alle produzioni oppure contemporaneamente alla realizzazione di esse, rispecchiano quel senso di movimento che permette all’ascoltatore di riversare tutto il proprio malessere, la rabbia o dei semplici pensieri all’interno della canzone. Avviene così la catarsi a cui si è accennato in precedenza. Come per il teatro nell’antica Grecia, essa è strumento di purificazione dello spirito. Essendo i ragazzi coloro che più di tutti hanno bisogno di trovare delle valvole di sfogo alle proprie ansie, questa musica incomprensibile, sperimentale e affascinante riesce in qualche modo a risvegliare tali istinti.

La capacità catartica della musica del giovane Supreme è senz’altro la sua carta vincente, essa è inoltre resa possibile solo dall’ambivalenza cantautore/produttore del suo personeggio. Egli è riuscito infatti a creare un prodotto che suggerisce un’atmosfera unica, impossibile da emulare poiché derivante completamente da un’intuizione folgorante. Non si sa se la carriera di Tha Supreme sarà duratura o meno, si può solo dire che dopo questo album qualcosa cambierà irrimediabilmente.
Che sia un bene o un male dovremo aspettare i risultati del suo percorso per capirlo.


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