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Una nuova isola nel pacifico dà alla NASA un’idea di quella che potrebbe essere la vita su Marte

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Nel Regno del Sud Pacifico di Tonga nel dicembre 2014, è eruttato un vulcano sottomarino da cui è fuoriuscito un violento flusso di vapore, accompagnato da cenere e pezzi di roccia che si sono diffusi nell’aria creando problemi alle traiettorie degli aerei. Un anno dopo, quando la cenere nell’aria si era depositata, è emersa un’isola con una vetta di 120 metri tra altre due isole.

L’isola di Tonga

nasa
View from the top of tuff cone of the new Tongan island, June 2017.
Credits: NASA/Damien Grouille/Cecile Sabau

Al vulcano è stato dato il nome di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai ed è situato a circa 30 chilometri a sud-sud-est di Falcon Island, che fa parte della nazione di Tonga. Un fenomeno molto raro che ha dato agli scienziati l’opportunità di studiarne la nascita e l’evoluzione attraverso immagini satellitari. Si tratta infatti della terza isola vulcanica “surtseyan” (ossia un tipo di eruzione vulcanica che si svolge in mari o laghi poco profondi) negli ultimi 150 anni che è resistita più di qualche mese.

Gli scienziati della Nasa hanno approfittato di questa occasione per studiarne le caratteristiche ritenute simili ad altri pianeti del sistema solare, tra cui Marte.
Jim Garvin, a capo del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt (Maryland), insieme ai suoi colleghi ha condotto programmi esplorativi grazie ai satelliti e a sensori ottici e radar. Garvin ha calcolato due ipotesi riguardo alla resistenza dell’isola:
la prima è l’azione corrosiva delle onde che nel giro di sei o sette anni destabilizzerebbe il cono di tufo lasciando solo una striscia di terra tra le due isole vicine. La seconda ipotesi presume invece tempistiche di erosione più lente che lascerebbe intatto il vulcano per circa 25-30.

Si sono verificati molti cambiamenti durante i primi sei mesi a cominciare dalla sua forma molto precaria visto l’instabilità delle scogliere. Lo ha confermato anche lo specialista di telerilevamento della NASA Goddard Dan Slayback, che ha aggiunto: “l’azione delle onde ha contribuito a ridistribuire i sedimenti erosi, creando una lingua di terra collegata all’isola posta sul lato est”.
Il geologo Vicki Ferrini invece è riuscito a geolocalizzare la nuova isola “si trova sul bordo nord di una caldera posta sulla cima di un vulcano sottomarino posto a circa 1.400 metri sopra il livello del mare”. Sotto la superficie del mare, invece, “la base della nuova cupola vulcanica che formava l’isola si estende per circa un chilometro dal litorale fino al fondo della caldera più grande”.

Questa particolare isola di Tonga è utile ai ricercatori per comprendere le caratteristiche vulcaniche su Marte che sembrano essere simili. Garvin ha inoltre aggiunto: “Tutto ciò che apprendiamo su ciò che vediamo su Marte si basa sull’esperienza di interpretare i fenomeni della Terra. Pensiamo che ci siano state eruzioni su Marte in un periodo in cui c’erano aree di acqua superficiale persistente, e potremmo essere in grado di usare quest’isola come un test. Ambienti umidi come questi, combinati con il calore prodotto dai processi vulcanici, possono essere luoghi privilegiati per cercare prove della vita passata”.


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