Maleficent, film di Joachim Rønning. Con Angelina Jolie, Michelle Pfeiffer, Elle Fanning, Sam Riley, Imelda Staunton USA 2019
Maleficent – Recensione
Non è un mistero che i sequel raramente eguagliano il film originale e Maleficent – Signora del Male è una piena conferma di questo assunto. In fondo già la riscrittura della fiaba La bella addormentata nel bosco (che non è stato tra i grandi successi Disney del periodo d’oro) dalla parte della strega cattiva era stato un bell’azzardo ma la divertente e divertita performance della Jolie, un cast solidissimo e le trovate coreografiche del regista/scenografo Robert Stromberg avevano fatto il miracolo: Malefica era una gradevolissima contro-favola femminista (la Bella Addormentata veniva, addirittura, svegliata da Maleficent perché il bacio di quel baccalà del Principe non sortiva alcun effetto) che aveva incantato i bambini (e gli scemi come me che, spesso, al cinema si ritrovano allegramente seienni).
Il posto di Stromberg è stato preso dal più autorevole (sulla carta almeno) Joachim Ronning, autore dell’unico film norvegese che abbia vinto un Oscar, Kon Tiki. Il risultato però è molto deludente: il racconto fatica a dipanarsi, La Jolie non è più una sorpresa (e anche lei sembra divertirsi molto meno), le scenografie, i costumi e gli effetti speciali appesantiscono ulteriormente l’impianto e la Pfeiffer si limita a rinverdire la cattiva delle fiabe che aveva interpretato in Stardust. Gli incassi sono partiti abbastanza bene ma non è certo una sorpresa.
Maleficent – Trama
Nella Brughiera, di notte un giovane bracconiere (Freddie Wise) che, insieme a due compaesani (Barry Aird e Jermaine Cope), dà la caccia ai piccoli esseri fatati, rapisce un funghetto magico ma si salva a stento dalla rabbia di Malefica (Jolie), che afferra gli altri due con i rami spinosi che le sue arti sanno far crescere. La creaturina, poi, viene consegnata insieme ad un fiore della tomba delle fate al nano-stregone Sicofante (Warwick Davis) Il giorno dopo Aurora, divenuta regina della Brughiera, sta dando udienza a tutte le creature del bosco e, mentre comunica la sua decisione di creare un ponte per superare i conflitti tra loro e gli umani del vicino regno di Ulstead, sopraggiunge il suo amato Filippo (Harris Dickinson), principe di Ulstead che le chiede la mano. Lei, entusiasta, accetta e le fate Giuggiola (Staunton), Fiorina (Lesley Manville) e Verdelia (Juno Temple) si apprestano a predisporre tutto il necessario.
Il padre di Filippo, re Giovanni (Robert Lindsay), che condivide le idee di pace del figlio, è felice per il matrimonio e sembra esserlo anche la regina Ingrid (Pfeiffer) che invita a palazzo Aurora e chiede che venga invitata anche Malefica. Quando però Aurora va a dirglielo, la maga è furiosa e non vuole andare poiché non si fida degli esseri umani, che – nonostante il suo cambiamento – la vedono ancora come una perfida strega. La ragazza e il corvo Fosco (Riley) riescono a convincerla. Intanto Ingrid – che vuole conquistare militarmente la Brughiera e non condivide affatto le idee di convivenza del marito e del figlio – si reca nei sotterranei del castello dove, in gran segreto, la sua ancella Gerda (Jenn Murray) prepara armi letali per gli esseri della Brughiera con le pozioni che Sicofante ricava dalle creature catturate.
Durante la cena di fidanzamento, Ingrid sottilmente lancia pesanti accuse a Malefica e, quando questa sta per reagire – fermata però da Aurora – il re Giovanni, ferito alle spalle da un ago di arcolaio come quello che aveva fatto addormentare la fanciulla, cade in un sonno eterno. Ingrid accusa Malefica di esserne la colpevole e la costringe a fuggire e, mentre vola via, Gerda la centra con un proiettile di ferro (elemento letale per le fate), ma viene salvata da Conall (Chiwetel Ejiofor), una creatura, come lei, dotata di grandi ali e corna. Poco dopo si sveglia in una caverna dove vivono centinaia di esseri simili a lei, guidati da Borra (Ed Skrein). Sono i superstiti di una razza che discende dalla Fenice, che è stata nei secoli sterminati dagli umani.
Borra – a differenza di Conall che spera in una pacificazione – aspetta il momento giusto per scatenare una guerra agli umani per poter conquistare le terre sovrastanti la grotta, dove vivere far crescere i bambini all’aria aperta ed alla luce e ora spera che i poteri di Malefica, che della Fenice è diretta discendente, rendano meno impari la lotta.
Malefica è ancora convalescente ma una notte, insospettita dai rumori, sale nel bosco con Conall e scopre che i soldati di Ulstead hanno portato via tutti i fiori delle tombe delle fate, la cui polvere è letale per gli esseri delal Brughiera. I militi la attaccano ma Conall la salva, venendo colpito mortalmente. Ora lei è infuriata e Borra ha buon gioco nel proclamare la guerra agli umani.
Al castello, intanto, il giorno delle nozze Aurora scopre il laboratorio segreto e vi trova l’arcolaio magico; capisce così che il re è stato colpito da Ingrid e queta la fa subito rinchiudere nelle sue stanze. Riesce a fuggire e a rivelare la verità a Filippo ma, quando questi affronta la madre, l’arrivo delle creatura alate costringe la regina e i militari – che stavano per arrestare anche lui – a combattere.
Intanto nella chiesa dove si sarebbe dovuto svolgere il matrimonio, le creature della Brughiera sono da Gerda che, suonando l’organo, sparge povere di fiori delle fate ma Fiorina, sacrificando la propria vita, si infila nelle canne dello strumento, ostruendolo. Aurora, chiede perdono a Malefica e, parlandole come una figlia, la convince ad interrompere le ostilità; Ingrid, allora, coglie l’attimo per scagliarle addosso la polvere mortale, riducendola in cenere. Mentre, però, la regina si scaglia contro Aurora, Malefica risorge nella forma di Fenice e la salva. Il combattimento finisce e, con il matrimonio di Aurora e Filippo, gli umani, le fate e gli esseri alati vivranno in pace.
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